mercoledì 29 dicembre 2010

Ho fatto un panpepato


No, non è vero, non l'ho fatto, ho solo citato il libro della Corradin, perchè quello che mi è arrivato a casa, di Panpepato, me l'ha fatto tornare in mente.
E' così irresistibilmente buono e curioso con quel suo pepe rosa in cima a guarnirlo.
Fichi secchi, noci, nocciole, miele, cacao in polvere, arancia candita, pepe verde, anche.
Finisco di cenare e mi viene in mente.
Aspetto. Devo essere da sola.
E' ora.
Prendo la scatolina di cartone bordeaux, la apro e sorrido, perchè mi viene l'acquolina come ai piccoli, a vederlo.
Lo assaggio, vorrei centellinare il piacere dolce e amaro e frizzantino sulla lingua.
Lo metto via.
Ma ci penso.
Non resisto, lo riprendo, ne mordo un pezzo voluttuosamente.
Mi placo.
Lo rimetto via.
Ma ci penso.
Fino al prossimo incontro.
Sta per finire.
Che dici, dovrò imparare a farlo...

petu-panpepata

lunedì 27 dicembre 2010

Posso aggiungere...

....una cosa.

Petu:
Teoria evoluzionistica del ricorso storico.
Non funziona.
E' provato.
Non per questo la metto da parte. Anzi, ora piu' che mai ne ho bisogno.
Ricordamelo...quotidianamente, per favore.

Emma


Ho imparato che il sentimento virtuale non ha nulla da invidiare a quello reale;
che le parole feriscono;
che il processo di rimarginazione di una ferita, a volte, ha del miracoloso;
che gli uomini dividono;
che non sempre chi chiede aiuto vuole essere aiutato;
che devo essere meno presuntuosa;
che l'estro del destino non conosce limiti di sorta;
che amare non sottintende promettere;
che l'empatia vince su ogni cosa;
che le aspettative vanno abbattute per favorire la felicità...

petunì (continua)

lunedì 20 dicembre 2010


E con queste chiudo fino al nuovo anno.

Perche' non ce la faccio piu'.
Allora mi affido ancora a Emily Dickinson, perche' i miei pensieri sono confusi e le parole li rendono ancora piu' enigmatici ed inafferrabili e cosi' sbagliati e senza logica apparente e senza che io possa fare qualcosa affinche' non sia cosi'...affinche' non sia tutto frainteso e visto nel modo sbagliato, nel modo peggiore. Mi rinchiudo nel silenzio, nella solitudine che e' mia amica, nel mio dolore perche' lo possa gestire senza che altri vedano, senza che altri giudichino, senza che altri ne rimangano increduli, io lo so quel che sento. Io lo so. Io ne sono la causa. Io unica responsabile perche' sono profondamente responsabile.
 



E' tutto cosi' sbagliato.

Emma

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Sai che non posso sapere - ciò che fai -
Devo immaginare -
Quante volte sei in pena per me - oggi - Confessa -
Quante volte a causa della mia lontananza
Gli occhi arditi si velano -
Ma immagino che l'immaginare ferisca -
I miei - sono così offuscati!
Troppo vago - il volto -
Che il mio - così paziente - nasconde -
Troppo lontana - la forza -
Che avvolge la mia timidezza -
Spaventando il Cuore -
Come i suoi cangianti volti -
Tormentano il desiderio -
Questo - solo - può bastare


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Delimita - un'ansia -
E i vivi riescono a sopportarla!
Confinala - fin dove vanno le stille di sangue!
Come - molte - gocce - di vitale scarlatto -
Tratta l'anima
Come l'Algebra!
Contale il Tempo - in cifre -
Ed essa soffrirà - soddisfatta -
Canterà - alla sua pena - come ogni Lavoratore -
Che annota il calare del Sole ogni Sera!
 

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Cuore! Lo dimenticheremo!
Tu ed io - questa notte!
Tu potrai dimenticare il calore che dava -
Io dimenticherò la luce!
Quando hai finito, ti prego di dirmelo -
Così che io possa subito incominciare!
Presto! perché mentre tu indugi
Io potrei ricordarlo!

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domenica 19 dicembre 2010

Non ci fosse stato quest'unico Giorno,
O potesse cessare di essere
Quanto screditato, quanto superfluo,
Sarebbe ogni altro Giorno!


Affinché l'Amore non valuti di meno
Ciò che la Perdita valuterebbe di più
Se ne avesse lo straziato privilegio,
Lo si tiene caro prima.

Emily Dickinson


Amaro privilegio di rimpiangere.
Emma

giovedì 16 dicembre 2010

Stanca


Così stanca da non dormire.
Nel bianco cristallizzato della finzione che allevia, a scrivere di un uomo che va nei boschi a ripulirsi l'anima...il coleottero che si toglie la corazza, il cavaliere l'armatura, l'uomo le esperienze e dorme, perchè il sonno lavi le intenzioni e ricominci con la fragranza del pane nuovo e caldo.

petu nella terra di mezzo

sabato 11 dicembre 2010

Bu! Paura...


Nel mio procedere allegro nello studio m'imbatto nella teoria dell'attribuzione di Heider.


Secondo questa illuminante teoria, le persone compiono continuamente e in maniera automatica delle attribuzioni.


Ossia traggono conclusioni riguardo alle motivazioni che spingono gli altri a fare quello che fanno.


E non ci azzeccano quasi mai.


Motivo per cui Heider delineò subito dopo aver partorito la teoria, l'errore fondamentale di attribuzione (si legga l'errore sistematico di valutazione).


Quindi, tutti noi per cercare di rendere meno caotico il mondo, per cercare di prevedere i comportamenti altrui e possibilmente controllarli per una fottuta atavica paura dell'ignoto (anche sociale), cerchiamo di attribuire motivazioni alle azioni degli altri, sbagliando di continuo.


Perchè sopravvalutiamo i motivi personali dell'individuo e sottovalutiamo il contesto situazionale che lo influenza.


Per un costo cognitivo che una novità potrebbe accollarci e che noi poveri pigri e pavidi spettatori non intendiamo pagare manco morti, preferiamo catalogare, categorizzare, sminuire, rivestire di approssimazioni, intravedere un'altra persona, piuttosto che prestare l'attenzione necessaria per affidarle almeno il beneficio del dubbio.
Ora, non bastava Pirandello con l'incomunicabilità interpersonale, quel depresso di Sartre con  l'inferno sono gli altri, e Umberto Tozzi con gli altri siamo noi (che se siamo così messi male, c'è poco da esser contenti).
Ci si mette anche Heider.
Sarà.
Torno a coltivare il mio orticello di empatia che mi da più soddisfazioni.

A bientot, ma chère, baisers.
petu lante

lunedì 6 dicembre 2010

Scelgo un libro.
Tra tante copertine gialle della stessa collana, dello stesso scrittore ne spicca una… azzurra.
Eh si’, sabato si parlava di cielo, di tramonti, di azzurro che scompare….
Ok. Prendo questo.
Coincidenze. Si’.
Che e’? Una versione piu’ moderna di Madame Bovary?
Bene. Si vede che ci devo riflettere.
E poi riascolto Vasco dopo tantissimo tempo.
E poi mi scrive S. e sento Sally…e torno all’universita’.
Lei divisa tra marito e amante. In costante conflitto con se stessa.
Per ora come ci ha insegnato M. si rintana nel paradosso della scelta…sceglie di non scegliere.
Chissa’ per quanto ancora?
Ed e’ quasi Natale che non aiuta.
Mi sta venendo il panico da regali…..non sono mai stata cosi’ indietro. Non ne ho voglia.
Ho talmente tante cose in sospeso che se ci penso mi gira la testa. Sempre tutto su di me. Ok.  Invidio chi riesce a vivere senza preoccupazioni…forse perche’ glielo si permette.
In piu’ sono a dieta. Autoimposta. Delle mie. Drastiche e mirate.
Credo basta…credo..

Emma



E Vasco oggi mi ammazza.

 

mercoledì 1 dicembre 2010


Di solito scrivo di getto. Senza pensare.
Quello che sento si traduce in parole.
Sto imparando a contare. Fino a 10, 100, 1000.
A volte funziona.
Se funziona il conflitto non si crea. Mi domino. Argino. Tengo dentro.
Ma se arrivata a 1000 il tarlo persiste, non c'e' niente da fare.
In parte e' servito.
Certo, contare aiuta, contare come sinonimo di pensare, ragionare.
La rabbia iniziale sfuma, si trasforma, si placa.
Questa volta dovrei arrivare a 10000. Mi serve un giorno intero.
Si' domani.
Domani sara' ragione contro sentimento.
Me stessa per prima, contro di me, per gli altri, solo per un giorno.
La vera liberta' consiste nel sapersi dominare in tutte le cose.....ci provo.
Cosi' ho scritto una volta.
Metto in pratica.
Soprattutto per non negare la liberta' agli altri di fare cio' che vogliono nonostante sia fonte di irrazionale gelosia per me.
Gli altri prima di me, se sono importanti per me, come in questo caso.
Un giorno per me che e' un regalo per loro.
Spero che capiscano.
Oggi non ci saro'.
Vi voglio bene.
A venerdi'.



Emma.



 

martedì 30 novembre 2010

BDSM - gli acronimi che ingannano


Fatto sta che per stemperare la tensione che mi accompagna nella lettura del mio attuale libro (‘Perdersi’ di Lisa Genova, categoria Alzheimer presenile, per intenderci), ho girato un po’ per blog, così come avrei girato per un campo di fiori se non fosse stato il 30 di Novembre e non ci fossero 2°C a dissuadermi.
Trovo una tizia che nei suoi interessi stila cinema, letteratura, cultura, BDSM.
'Toh, guarda che brava, e ha anche quell’hobby lì, come si chiama? Ha messo l’acronimo. Mi sembra Biedesmeier. Aspetta, ecco sì, Biedermeier! Ma come, e allora la S cosa c’entra? Boh, va bè, giro ancora un po’’.
Seguo il giardino delle possibilità e tutti i bivi e le correlazioni che il mondo virtuale mi offre e finisco a leggere il post di un tizio che si intitola più o meno Cosa non è il BDSM.
‘Ma tu guarda che coincidenza, come la tizia di prima’.
Leggo.
‘Aspetta, aspetta, che qui c’è qualcosa che non quadra con l’attività ornamentale di origini tedesche’.
Vado sul sito di wikipedia.
E qui, la dura realtà mi schiaffeggia in faccia il suo significato: Bondage & Disciplina, Dominazione & Sottomissione.
O madonnina santa, e io che credevo che la tizia fosse una professionista del bricolage.
Ritorno sul post del tipo che, visibilmente coinvolto, attribuisce alla mia recente scoperta affascinanti effetti psicoterapeutici ed esotici, a me del tutto sconosciuti.
Davvero non si finisce mai d’imparare.
Giuro che questa sera, tra il supermercato e la lavanderia,  mi fermo a comprare un guinzaglio!

petunì-dominatrice

domenica 28 novembre 2010


Questa notte le sirene hanno spezzato il silenzio e le loro luci l'hanno illuminata.
Un'ambulanza nella mia via.
Qui abita parte della famiglia, corro a vedere dove si e' fermata.
La signora T.
Purtroppo arriva anche la guardia medica. Scena gia' vista. Troppe volte. Gia' lo so.
Questa mattina la notizia, e' morta.
Sempre cosi' gentile. Sempre pronta ad invitare la grande in giardino per farla giocare con la tartaruga.
Non era anziana. Solo molto malata. Molto.
La grande capta tutto. Parole dette, sussurrate, non dette. E tace.
Facciamo i compiti.
Leggiamo le parole composte con le sillabe conosciute.
Legge...morire. "Mamma, come la signora T". "Si'" "E' proprio morta?" "Si'". "Non potevano metterla sulla sedia a rotelle?" (Chiaro riferimento alla nonna bis) "No, era molto ammalata". "Allora doveva andare al pronto soccorso e poi all'ospedale, non si puo' morire a casa". "Non sempre e' cosi'" "Allora e' proprio morta? Come il nonno della C., il papa' di papa', il nonno bis, l'altra signora....".
Hai solo 6 anni.....
Prima di avere le bambine non avevo paura di morire.
No. Non mi spaventava l'idea della morte.
Ora ne sono terrorizzata. Per loro. L'idea di lasciarle mi sconvolge.



Emma

mercoledì 24 novembre 2010

la prima cosa bella


'Ho preso la chitarra.


E suono per te.


Il tempo d'imparare non l'ho e non so suonare, ma suono per te'.


 


Ho visto 'La prima cosa bella' di Virzì sabato e a tutt'oggi sono qui con i miei sentimenti scombussolati.


Ha rimescolato dentro. Come al solito, tutto serve e anche questo.


Il primo irrefrenabile impulso di piangere è partito più o meno al decimo minuto dall'inizio e da lì in poi non ti dico.


Però la vera passione, è cominciata verso la fine, quando ormai abbracciavi tutta la storia,  per uscire da quello e catturarmi e lavorare dentro. Per giorni.


Che bravo è stato Virzì. Immagini semplici, cariche di contenuti, di significati.


Ora, non sto qui a raccontarti la trama, ti dico solo che capire che le mamme sono donne, con il loro vissuto storico, i loro retaggi culturali, le cose che si ritrovano addosso e non vorrebbero neanche, le loro speranze e la volontà di fare il meglio di quanto sia loro possibile per i figli, non è un'attività così scontata.


Un po' come nella canzone della colonna sonora, il tempo d'imparare, a fare la mamma, non ce l'ho, è il tempo della vita vissuta insieme che me lo insegna, e forse non la so fare, ma la faccio per te.
petunia che non si sta riprendendo 

martedì 23 novembre 2010



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L'invisible est réel. Les âmes ont leur monde.


Domenica.

Rimpatriata con C. S. E., mariti e bambini al seguito.



C. si e’ trasferita in quella che era la casa dei suoi genitori, quindi la sua prima che si sposasse, quindi quella in cui io ho trascorso davvero moltissimo tempo….eh si’,  entrare li’ dentro mi ha catapultato nel passato…considerando poi la mia naturale predisposizione alla dietrologia… be' inevitabile.
 
Conosco C. dalle elementari. Banco condiviso alle medie e al liceo…poi abbiamo intrapreso percorsi diversi.
 
Conosco E. dall’asilo. Anche lei compagna di classe alle medie e al liceo.

Conosco S. da non so quando e ne avrei fatto volentieri a meno.



Il solito saluto di circostanza con lei, che chissa’ cosa pensa di me. Si e’ prepotentemente inserita tra me e C. in passato. Ha rovinato quello che c’era tra me e lei.
Limite mio. Non riesco a condividere i rapporti che reputo fondamentali per me. Sono molto possessiva.
Ma lei ha agito con cura e caparbieta’.



C. e’ buona. Fondamentalmente buona, estremamente diplomatica, e’ tutto quello che non sono io.
Sento che quando ci rivediamo prova una sorta di rimpianto, c’e’ sempre un’ombra di tristezza nel suo saluto quando ci lasciamo.
Cosi’ e’.
Anche se e’ depositaria di mille piccoli e grandi segreti che mi riguardano. Ormai non potra’  piu’ essere come un tempo.
Mi sono sentita tradita da lei, tanto.



Le guardavo. 
Anzi consideravo la situazione. C. ha sposato
B. che e’ stato l’amore di sempre di E. La quale, invece, ha sposato M….ottima scelta direi. B. si e’ rivelato essere pesante, scontento e costantemente insoddisfatto, molto tirchio ed egoista. S. ha sposato C…..povero C…. In totale scorazzavano 7 bambini per casa, piu’ uno/a che se ne sta ancora accoccolato nel ventre materno…..non il mio!



Le guardo, torno al passato e indovina dove vado??? Da C., ma non C. lei, C. lui. Figurati se non finisco li’ un’altra volta. Loro tre hanno seguito la storia dall’inizio, anzi S. no, C. (lei) anche fino all’epigolo. Lei sa tutto, le altre no. Tu lo sai? Petu? Non lo so.

Che strana sensazione che mi ha lasciato rivederle. Ma credo che sia il luogo piu’ di tutto il resto.



Quanto ho pianto nella sua camera? Si’ anche riso…..
Pero’ non e’ mai stata amicizia come la nostra. Non cosi’ profonda. E’ questo che mi e’ sempre mancato in loro. Non c’e’ mai stata condivisione….nessuna empatia. Anche l’affetto e’ diverso. Petu, io ti adoro, lo sai e te lo dico.
Con loro era come coprire il ghiaccio con tante coperte…

E. opportunista e traditrice. Ha giocato un ruolo fondamentale nella mia non-storia con
C. Ne sono sicura.
Se tornassi indietro, farei tutto da sola. Non cercherei il loro appoggio e la loro falsa complicita’. Troverei il coraggio per affrontarlo.
Vaffanculo, guarda se ci penso. Cinque anni cosi’….e poi il ritorno e poi quella telefonata e poi la morte.
Cosa voleva dirmi? Cosa aveva in mente? Chiamarmi alle due di notte…lui poi. Non avrei mai potuto giustificare una sua chiamata, proprio sua, a quell’ora a chi mi sta accanto. Il telefono era spento. Per fortuna? No, adesso avrei preferito trovare mille giustificazione ma sapere cosa voleva dirmi.....dopo due ore la morte.
Ma prima o poi riusciro’ a dimenticare tutto, voglio mettere il passato in un angolo. Voglio segregarlo. Non ne posso piu’.

Non sto seguendo un filo logico....



Se penso adesso ad E. e S. che sono diventate cosi’ amiche e che sparlano di C.; e C. mi dice che S. la chiama tutte le mattine per salutarla…, ma poi E. mi racconta i fatti di C. che le ha riferito S…..

Sono felice di esserne fuori.

Non capisco nemmeno perche’ mi invitino sempre a queste rimpatriate. Be’…si’ le conosco dall’asilo, abitiamo molto vicine…sara’ per questo, perche’ non hanno altro motivo.

Ma soprattutto…perche’ ci vado?
 
Emma persa tra i pensieri.

lunedì 22 novembre 2010

apparizioni, sparizioni


Dunque, tuta di pelle nera da motociclista mancata, anfibi, cartucciera incrociata in spalla, cerbottana  azzurra con linee longitudinali nere tipo inter, con mirino in fondo.
Salgo sul mio piccolo nuraghe pronta a fare fuoco.
Palline di carta masticate, fanno malissimo, ma vedi la furia come si è ridimensionata? La notte mi ha fatto bene.
Perché il tentativo in zona cesarini di riportare lo status quo ante, come se nulla fosse, forse mi indispone ancora di più che non l’intera faccenda della sparizione.
Avevo già decantato la mia delusione sulla presa di coscienza che il virtuale non sia l’iperuranio (neanche qui liberi!!), ma pentirsi quando si sta facendo osservazione di categoria mi sembra troppo.
Correlazione è diverso da causalità.
Uh, ti vedo.
Carico, respiro, sparo.
Spot!
Beccata!
Adesso vediamo a chi tocca.
 
Petu-soldato difensore dell’iperuranio


Non e' marzo.
Il mio mese.
Quando sento forte il cambio della stagione.
Il risveglio dei sensi, intenso, immenso.
Marzo mi appartiene, si percepisce, rinasco.
E' novembre.
Solitamente cupo e indolente.
No, questo novembre e' differente.
Cosa traspare?
Riferimenti espliciti.
Chi si avvicina sente il bisogno di parlarmi di sesso, possibile?
Arrivo in ufficio:
G: "Ah, oggi metti un certo prurito...."
Io: "Buongiorno anche a te G.".
Io: "Voglio un caffe', chi mi accompagna?"
A: "Io"
Io:" Va bene A, andiamo"
A: "No, non salgo solo in ascensore con te, oggi sei aggressive, mi inquieti.."
Io: "Ok, fai le scale, ti fara' bene."
Apro la posta...messaggio di B. "'mazza Emma, premesso che essere mamma e' la piu' grande soddisfazione .... a vederti sembra che sei appena uscita dall'universita'. Non so se fai particolari sacrifici, sport, o se la tua di mamma ti ha fatto qualche regalo particolare insieme a madre natura, ma fisicamente sei uno schianto ...L'aggettivo che meglio da' l' idea e' che sei davvero gnocca ...un po' colorito ... ma arriva subito ;-) Dagli per favore il significato piu' aulico che puoi ...  ma lo sei ...varrebbe la pensa spostarsi di gruppo solo per lavorare con te e vederti tutti i giorni .... ma non vorrei che poi succedesse l'effetto contrario ... che a forza di guardarti, ne risentisse il rendimento ....ahhhh .. beata bellezza ... quanto sei sprecata qui ...."
E quella di P. con un subject innocente "buona giornata", apro: " ....... A volte nella vita siamo testimoni di Meraviglie, e non ci rimane altro che osservare la loro semplice Magnificenza, stando attenti a non perturbarle: un po' come le farfalle quando escono dal bozzolo .....Vedi cosa ispiri ? Ed e' bastato vederti arrivare dal parcheggio ..... pensa un po' ...."
Ok, grazie. Lusingata da entrambi.
Ma cosa sono diventata?
Vado in mensa sola con G1.
Di fronte ad un riso in bianco che sazia ma non ingrassa e che non ha niente di afrodisiaco mi ritrovo immersa in una discussione sul piacere.
Si', G1 e' sempre molto reattivo e propositivo. Mi dice cosa farebbe, come, quando...Tanti modi, come gli piace.
Ma sorride. Lo conosco da dieci anni, sa che puo' dire e non fare.
Un'ora e mezza di continue allusioni mi lasciano perplessa.
G1:"Raccogli i capelli" e apre la finestra che diventa uno specchio. Prende il telefono. "Ti faccio una foto".
Io:"Anche no G1. Grazie per il pranzo, buon lavoro".
E poi c'e' N. il nostro N. a cui siamo affezionate. Lui non mi ha mai vista, non sa chi sono, come sono. Parliamo, anzi scriviamo. E vai di mistress, master e slave...E mi lascia con le dieci fantasie da scoprire....(N. che leggi, giocosamente..).
Questo e' il mio novembre.
Non e' marzo.
E' LUI. Causa inconsapevole di tutto questo.
La cura nel vestirsi, nel farsi bella, a volte provocante. Per LUI, che neanche immagina tutto questo. O si'?
Sta di fatto che gli altri lo vedono. Leggono il cambiamento e me lo fanno notare.



Luglio - novembre.

Emma

domenica 21 novembre 2010

impulsi

Fatto sta che credo che la mia ira funesta domani investirà con la sua furia distruttiva codesto blog.
Mi concedo una notte per cercare di trattenermi.

pelide-petunia

venerdì 19 novembre 2010

l'acqua calda?



Fatto sta che stavo studiando cose interessanti e allo stesso tempo anche non immediatamente fruibili come la dissonanza cognitiva, la teoria dell'inferenza corrispondente, alcuni risultati di ricerche psicosociali da leggere sulle faccette di un cubo, proprio come quello di Rubik, i costi cognitivi di una sottocategorizzazione, e poi, proprio a proposito delle riserve cognitive di un individio, nel caso specifico in cui non le abbia più per una serie di motivi, leggo: il riposo e gli stati affettivi positivi abitualmente aiutano a rifocillare il Sé.


E mi è sembrata una frase così umana, così...vera nella sua...tenerezza mi viene da dire, che non ho potuto che sorridere e diffonderla.


Sai, una giungla di nozioni altisonanti e poi un ritorno alle piccole cose fondamentali dell'umano esistere. 


Che sono sempre quelle, ma si pensa di poterne fare a meno. 


Con l'attitudine sprezzante di chi pensa che la vita abbia presupposti particolari. 


Quando invece sono gli stessi per tutti.


Va bene, và, 'notte, vado a rifocillare il Sé, che domani voglio continuare ad essere una persona gentile.

petunì


 

giovedì 18 novembre 2010

martedì 16 novembre 2010

gli esami non finiscono mai


Questa mattina è stata tragica. 


Già sconvolta dalla notte insonne, dal piccolo che alle 4.45 vagava per casa alla ricerca di un ciuccio, trova quello con la campanella, lo sento sulle scale, in realtà era guidato dal mio stare come stavo, ne sono certa, perchè lui è legato in questo modo viscerale a me, e mi dispiace...dicevo, oltremodo sconvolta dalla massa informe di nozioni che giravano, si accavallavano, prendevano un altro senso nella mia testa e quindi dalla conferma di iniziare ad avere la memoria fallata, ecco, vedi, quella malattia lì che non riesco a dirti neppure il nome, sta a vedere che è genetica, e io ci sono dentro, io sono, non i miei fratelli, perchè lo puoi anche solo vedere dal confronto di due foto di me e di lei, che toccherà a me, perchè sono passate cose a me di lei, che neanche lei sopportava e vedrai che ci sarà anche questo. Ma ci puoi credere? 


Questo verso le 3.
L'esame era alle 10,30.


Poi il 7 mi porta a Greco che praticamente era ancora buio, apro io l'U6, scaldo io la macchinetta per il primo caffè, apro io l'aula studio per ripassare. E mi siedo. E piove.


E ripasso due cose. E poi inizio a pensare a un sacco di tempo fa, a quando avevo iniziato la prima volta e tutte le reminiscenze del caso si attivano, attivazione per propagazione veloce. E' un processo automatico, non ci puoi fare nulla. E' inconscio.


Puoi farci qualcosa quando hai una risorsa cognitiva in più, almeno maggiore di 'sonno zero'.


Ma ormai i pensieri si sono infilati come la metro nel suo tunnel, lucebuiolucebuiolucebuio in rapida alternanza.
Tutte le pubblicità sulle pareti del tunnel sono i miei ricordi.


Rivedo le facce, c'eravamo ancora tutti e stavamo insieme. 


Io avrei potuto fare di meglio, certo, ma poi cosa vado a pensare ora, non è la giornata, il momento. Il passato è passato, ma lascialo là!


Ma come hai detto bene tu, ogni cosa ci trapassa ed è giusto così, perchè l'alternativa sarebbe stata non trovarsi, se non ci fosse stata quella componente di ingenuità che persiste nonostante gli anni e la vita.


Poi entro in aula, mi siedo, mi danno un foglio. Ma cos'è sta roba? Test a risposta multipla?!


Te ne faccio 20 di test a risposta multipla questa mattina.
Però siamo sincere: oggi rema a favore.


E tutto si ridimensiona.


Io ritorno ad andare bene. Io e le mie conquiste personali recenti che mi fanno 'andare bene'.


Il ghiaccio è rotto.


Nel peggiore dei modi.


Ma è rotto.

Petu-studia

venerdì 12 novembre 2010

Parole


Le parole mi sono nemiche.
Fraintendimenti. Ricerca di significati inesistenti, nemmeno sottointesi.
Le lascio andare, fiduciosa che riescano a trascrivere i miei pensieri, mi illudo che lo facciano....
Non e' cosi'.
Vengono bistrattate da chi le incontra. Girate e rigirate, interpretate, sconvolte, maltrattate.
Non dovrebbe essere cosi'.
Vorrei ingabbiarle. Trovare il modo di legarle a me in modo che mi rappresentino fedelmente.
L'unico modo e' imprigionarle dentro senza farle uscire.

Emma

mercoledì 10 novembre 2010

ibs


Trovo il pacco di ibs fuori dalla porta. E' arrivato, che goduria!
Lo faccio entrare in casa furtiva come se lo dovessi difendere da altri predatori e mi siedo per terra ad aprirlo. 
Adesivo trasparente, via. Plastica da imballaggio che faccio allegramente scoppiettare, via.
Eccoli lì..



La fortuna non esiste di Mario Calabresi. Certo, sono innamorata di lui.
E' successo una mattina durante una sua intervista a radio24.
'Ma di chi diavolo è questa voce?' pensai in preda a una vampata.
Era lui.
Un uomo importante e tranquillo. Un uomo chiaro, trasparente. Che non ha paura.
Un uomo solido e accessibile.
Purtroppo è sposato, come ebbi modo di verificare immediatamente dopo l'intervista.
'Purtroppo', come se la cosa facesse la differenza nel caso non lo fosse.
Beh, ma per me la fa.
Nel mio mondo rovesciato può anche succedere che Mario Calabresi mi veda e si innamori perdutamente di me. E' per questo che è bellissimo viverci.
Poi.
Osho, Il libro arancione, tecniche per il risveglio della consapevolezza.
Una persona consapevole è ciò che vorrei diventare nella vita. Mi sento in tinta.
Il libro dei bambini di Byatt, tutto da scoprire. Strano. Addirittura plastificato.
Venuto al mondo della Margaret, che se la tira un po', ma è brava e mi piace.
Manoscritti segreti di Qumran, a volte mi prendono 'ste manie e Delizie con il pollo.
Eccola qui la mia risposta! Domani si cucina.

petu lettrice 

 

martedì 9 novembre 2010

Jane parla per me.


"E quanto a me? Esistevano forse i semi di un sentimento che potesse consentirmi di scoprire ciò che un periodo di tempo illimitato e la spensieratezza potevano suscitare? E se esistevano, per chi erano stati piantati?
Così, rimasi desta per gran parte della notte a contemplare le stravaganze del cuore, forse a causa del sonno inquieto di mia sorella accanto a me, o forse per gli impulsi discordanti del mio stesso cuore. La natura fin troppo appassionata che avevo sempre posseduto, anche se l’avevo sempre ammantata in un contegno solitamente sobrio ed assennato, mi aveva condotto ad affezionarmi troppo in fretta e troppo a fondo a uomini di condizioni del tutto diverse dalla mia, dai quali mi avevano separato il patrimonio, oppure divergenze caratteriali tali da non propiziare la felicità. Geoffrey Sidmouth apparteneva senza dubbio a tale categoria. Una donna più ragionevole avrebbe concesso senza riserve il proprio cuore al prode e cortese capitano Fielding, il quale con la sua apparente gentilezza , i suoi saldi principi e il suo schietto disprezzo per tutto ciò che era ignobile, sembrava costituito dalla stessa materia di cui era composta l’Inghilterra. Eppure, Percival Fielding non suscitava nessun moto nel mio cuore, perché, sebbene lo giudicassi dotato d’intelligenza e integrità, ritenevo al tempo stesso che difettasse d’immaginazione e umorismo.
Oltre a tutto ciò, vi era ancora qualcosa, ovvero una mancanza che non riuscivo a definire. Il capitano parlava e agiva in modo del tutto appropriato, eppure non riuscivo a sentirlo sincero. Era stato di certo molto schietto il giorno prima, nel discutere dei contrabbandieri, tuttavia avevo l’inquietante sensazione che fosse tale soltanto allorché questo conveniva al suo scopo, e che la sua franchezza fosse artificiosa, quasi simulata.
Al contrario Geoffrey Sidmouth non era affabile ne’ riservato. Era semplicemente padrone di se stesso. Non celava i propri sentimenti, tanto da risultare quasi trasparente. Era impetuoso ed esplicito. Si capiva sempre cosa provava, anche se non se ne comprendeva affatto il motivo. Persino nei momenti più cupi, allorché non trovavo niente di più facile che diffidare dei suoi scopi, ero consapevole di essere alla presenza di un uomo."

Emma molto Jane

 

domenica 7 novembre 2010

due di due


Poffarbacco, ma è così difficile pensare che si sia in due, qui dentro?


Eppure lo abbiamo scritto: Emma e Petunia, due slalomiste sentimentali, etc.


Quando mi capita di imbattermi in un blog interessante, un post che mi fa sorridere o mi suscita ammirazione o disprezzo, penso 'fammi andare a vedere chi è questo/a', nel suo profilo.
Magari mi faccio un'idea in più. 


In ogni caso, il fine del profilo è approfondire un incontro spesso casuale, nei limiti del possibile di questo strumento!


Invece no, perchè in questo splendido acquario tropicale, ci si sta così abituando all'essere speciale a tutti i costi, ove speciale non ha un'accezione necessariamente positiva, almeno per quanto mi riesce di vedere, che diventa preferibile un'iniziativa che rasenta il nevrotico, come essere una che finge di essere due, piuttosto che semplicemente realizzare di essersi imbattuti in un blog di due persone distinte.


Due che scribacchiano per farsi compagnia, questo come primo intento in assoluto, e ridere di loro. Due diverse.
Una ride in 'A' e l'altra in 'E'.
Una è mora e l'altra bionda.
Una ha studiato francese, l'altra russo.
Una è surrealista cronica, l'altra esistenzialista.
Una ha degli amici, l'altra altri.
Insieme altri ancora. 


Ma con un comune denominatore talmente forte da rendere unico, e normale ogni momento vissuto insieme.


Un comune denominatore che rende questa amicizia un legame forte. Molto forte.
Certo, potrei evitare anche di precisare che si sia in due e chissenefrega, che ciascuno pensi quello che vuole.


Invece ne parlo perchè non sono le reciproche individualità che vogliono emergere, bensì il legame che ci unisce e che ci fa muovere come danzatrici esperte, come sapienti acrobate che precedono l'una le intenzioni dell'altra.
E che celebro e ringrazio di condividere.

Ora un'osservazione che ho avuto modo di testare con metodo scientifico: sai gli allegri personaggi di cui ho parlato in 'hot chat'? Loro capiscono al volo che siamo in due: sai com'è, ménage à troi garantito, e soprattutto gratuito!

Petunì di lunedì

 

giovedì 4 novembre 2010

Posta che ti passa


Tesoro di una Petu, questo e' uno dei risvegli piu traumatici che mi sia capitato.
Ma va bene, va bene cosi'.
E poi qui ci sei anche tu. Sara' anche anomalo condividere un blog, ma condividere e' bello, condividere con te e' rassicurante. Sola non sarei qui.
Amiamo forte, odiamo forte. Si', poi magari tu sei piu' centrata, io meno.
Ma il senso di tutto e' lo stesso.
La vita, le esperienze, non ci passano vicine, ci trapassano.
Si insinuano, cercano un posto, una collocazione dentro di noi e finche' non la trovano non ci danno pace.
Non so perche' ti scrivo tutto questo.
E' un momento cosi'.
Penso, ricerco, penso. Si' penso tanto.

Emma

domenica 31 ottobre 2010

Venticinquenne, manuale, sfida...


Mi sfida.
Si', torniamo a lui, al venticinquenne e al suo manuale.
Ormai il dibattito e' acceso.
Io convinta della sua inutilita', in fondo infastidita dal suo utilizzo. Soprattutto se preso alla lettera, sperimentato sulla pelle di giovani donne ignare, che diventano mero strumento per esercitarsi...cavie.
Che poi in fondo potrei semplicemente passare oltre e chissenefrega.
Ma lui mi racconta e io non sono remissiva di natura.
E allora insisto. Insisto sul fatto che potrebbe ottenere gli stessi risultati anche senza. Mi piace di piu' se tutto e' naturale ed emozionale. Lui potrebbe. Ma no...testa le 7 ore necessarie ad arrivare in camera da letto. Sette ore. Il tempo e' fondamentale, prezioso, non va perso. Alla fine lo spreca, parlano i fatti e quelle che veramente gli interessano non l'hanno nemmeno ricontattato.
Non accetta il mio punto di vista, come io il suo, anche in questo caso potrebbe bastare un chissenefrega per entrambi.
Se non fosse che e' arrivato un tizio....
Si', da qualche mese ha fatto la sua comparsa in azienda un giovane uomo singolare.
Ogni giorno fa la sua entrata in mensa allo stesso orario. Solo. Sempre solo. Mangia velocemente, si alza e se ne va.
Bello come nessuno li' in giro. Vestito come non si veste nessuno. Semplicemente impeccabile. Altero, mano in tasca, passo sicuro, sguardo fisso di fronte a se' che non ammette intromissioni. E solo. Questa cosa e' sorprendente perche' appartiene ad un gruppo come tutti noi, tutti mangiamo con qualcuno, e' triste andare in mensa da soli, e' quantomeno insolito.
La mia sfortuna poi e' essere sempre accompagnata da questo variopinto gruppetto di giovani ingegneri che sgomitano all'arrivo della greca e di miss tacco 12. Hanno subito i miei sorrisi indulgenti e condiscendenti per troppo tempo e adesso che sono io a sgomitarmi da sola quando lui arriva giocano a freccette e io sono il bersaglio. Che fastidio.
Loro possono commentare, incantarsi, fissare...io no, se voglio evitare di fare delle figure di merda a livello medie/superiori, si' il loro livello in questo campo e' quello.
Per due volte il tizio e' capitato in ascensore con noi. Non mi sentivo cosi' dai tempi delle medie quando sul pullman saliva il ragazzo carino che mi piaceva e le amiche ridevano, avete presente? Lui sale, loro ammutoliscono e mi fissano e poi fissano lui. Io vorrei sprofondare al -1. Tutto questo solo per aver detto che e' un bellissimo uomo, e' la verita' dopotutto. E cosa fanno? Invece di salire fino al IV piano scendono tutti allo 0 per lasciarci soli e ridono. E poi arrivano poco dopo e mi guardano con occhi a forma di punto interrogativo....imbarazzante, non per me, loro sono imbarazzanti. Non ho nessuna mira, mi manca solo la storia in ufficio...Dio me ne scampi. Per non contare che lui mi ha faticosamente detto solo ciao in quelle occasioni....molto faticosamente!!
Arriviamo al dunque.
Il venticinquenne mi sfida a conoscerlo, avvicinarlo e a parlare con lui. Senza manuale!
Sfida accettata. Sfida vinta. Al primo tentativo e senza manuale. E' anche simpatico.
Ma non posso dirlo.
Qui si', per appagare il mio io.
A loro no. Al venticinquenne no. Altrimenti, la prossima volta che mi trovero' davanti all'ascensore con lui e con loro mi toccherebbero quattro piani a piedi...

Emma

homesick


Il tempo fa schifo e peggiora anche l'umore.
Voglio andare a casa, che quest'altra casa è piena di ricordi che oggi non mi fanno bene.
Voglio andare a casa, perchè quando vacillo voglio casa mia, perchè sono le mie pareti rassicuranti di panna, perchè ci sono le mie cose e tra di loro mi sento bene, perchè mi sento soffocare e invece sono uno spirito libero che vola anche in casa.
Voglio casa mia, perchè sono qui e non sono io.

petunì

mercoledì 27 ottobre 2010

lettera d'amore n. 3


Dalla fine dell'Atto Primo


 


- Io son,


  Io son felice! 


- D'amarmi dite ancora?


- Oh! Quanto v'amo! Io son felice.


- D'amarmi, dite ancora? Partite?


- Parto.


- Addio.


- Di più non bramo.


- Addio.


 


Dall'Atto Secondo


 


- Lo vedi? Ti sorrido...lo vedi?


  Or son tranquilla...


  Ti sorrido [...]. 


  Amami, Alfredo


  Amami, quant'io t'amo! Addio!


 


Violetta si fa giurare amore eterno, anzi, strappa la promessa di amore eterno e fugge. 


Fugge innamorata, disperata per il sacrificio, ma forte.


 


Queste note riempivano la casa poche ore fa, nel tardo pomeriggio di una fine di luglio torrida, con le finestre aperte sul giardino che degrada verso un fontanile costeggiato da sambuco e rubinie e gelsi bianchi.


Mi piace sentire l'acqua che scorre piano. 


Anche oggi mi sono avvicinata, la Callas mi arrivava forte e chiara, anche lì.


E' tra queste note che ti ho pensato.


E ho pensato di poter restare senza nulla, ma non senza parole.


Quello che avrei voluto alle origini.
Prima di rispondere ad un imperativo d'amore categorico e incontrovertibile.


Al quale mi sono consapevolmente arresa.


In preda ad un sentimento forte come un maestrale.


 


Non senza parole.

petunì-violetta

Fissazioni...


Sara’ che mi e’ venuta 'sta fissa per Hopper.
Sara’ che mi sento cosi’ tanto rappresentata.
Sara’ che fino a qualche settimana fa nemmeno sapevo esistesse.
Sara’ che ora mi circonda perche’ mi tranquillizza.
Lui ha riconosciuto il senso di solitudine di altri e io di riflesso… lo riconosco li’, dipinto, fissato, illuminato..mi turba l’anima dandomi pace, e’ possibile?
Si', giochi di luce e silenzi.

Emma

HopperAutomat

 

lunedì 25 ottobre 2010

wonder woman de noantri


Carissimo teso,
io rimarrò sempre una sognatrice, che pensa di riuscire a farci stare tutto nella sua vita, auto-spacciandosi illusionismi meglio di Houdinì, per poi schiantarsi come il tram 7, in un piovosissimo lunedì mattina milanese da incubo.
E' con i jeans zuppi fino a metà coscia e la capigliatura alla shaun-vita-da-pecora che i miei attuali entusiasmi studiorum mediolanensis hanno vacillato.
Altro che aula fumo, lì ti cazzia anche il bidello vestito da poliziotto, se fumi sottovento, a 200 metri dall'entrata. 
Altro che dolci panchine verdi di via Conservatorio 7, come il tram di oggi, per essere precise e nostalgiche, qui c'è il 75% di presenze, laboratori, colloqui, crediti e debiti, analisi tricologiche e psicologo motivatore.
D'altra parte da qui uscirà tutta la nuova classe dirigente italiana che assicurerà al nostro paese un futuro fulgido; vorremo mica essere il satellite dell'Inghilterra (?!) a vita (ipse dixit).
Contro il lassismo che concedeva di pascolare all'università anni, ecco una rinnovata disciplina tutta padana che prevede il seguente ciclo di produzione: formazione, promozione, espulsione.
Nel minor tempo possibile.
Va bene, ok e io? Io con i miei battesimi spirituali e i nuovi inizi, i nuovi rilanci?
Con le mie lezioni arrivo-almeno-mezz'ora-dopo?
Più che Houdini mi sento il mago Otelma.
E a dirla tutta forse dovrei stare a casa a cucinare brasato al barolo.
Ma boia se mollo!
Teso! Domani 8,30 - 10,30 lezione.
Poi ci sentiamo.
Dai, che forse non piove...
p.

sabato 23 ottobre 2010

Stupida ingenuita'.


Devo scrivere di questa cosa.
Ne sento il bisogno.
Da ieri e' un pensiero costante. Un episodio ricordato da un collega, ignaro delle conseguenze che avrebbe scatenato.
Avevo quattordici anni. Mi trovavo alla fermata del pullman, in anticipo, come sempre.
Aspetto. Sola e paziente.
Era primo pomeriggio.
Ricordo esattamente cosa indossavo. Una semplicissima innocente camicia grigia e bianca e pantaloni bianchi.
Si' aspettavo.
Arriva una macchina bianca.
Il tizio al volante abbassa il finestrino e comincia a chiedere indicazioni stradali.
Avevamo la stessa meta....forse.
Io mi impegno, spiego. Lui non capisce. No, lui finge di non capire.
Mi dice "sali, ti accompagno e tu mi indichi dove andare".
Sorrideva.
Si', sorrideva e recitava bene la sua parte.
E si', sono salita. Stupida.
Mi invita ad allacciare la cintura, cosa allora inusuale.
Lo faccio. Parte.
Non so se parla. Non lo so. Non ricordo.
Ricordo bene che continua a frenare, bruscamente.
Ogni frenata e' una mano addosso.
Tocca il seno di una stupida quattordicenne, ancora, ancora e ancora.
Impietrita, legata ad una cintura, immobile, ammutolita.
Continua. E frena. E riparte.
Non so per quante volte.
Riesco a dire "voglio scendere".
Non ho altre reazioni. Nessuna.
Non posso immaginare l'espressione del mio viso. Avevo paura.
Non piango. Non urlo. Voglio solo scendere.
Accosta. Mi lascia sulla statale. Se ne va.
Mi affretto a cercare un'altra fermata per prendere il mio pullman.
La trovo, il pullman arriva, salgo, raggiungo la meta, faccio quello che devo fare che non ricordo cosa fosse.
Infine torno a casa.
Nessuna lacrima. Nessuna reazione.
Tutto rimane nascosto. Non ne ho mai fatto parola. E' successo. E' passato e sono stata fortunata.
L'unica sensazione forte e' il senso di colpa. La mia stupidita'. La mia ingenuita'. La mia fiducia. Colpa mia. Per questo non dico niente perche' io ho fatto qualcosa di sbagliato.
Ma tutto e' rimasto li', da qualche parte e ogni tanto riaffiora.
Nonostante tutto continuo a sentirmi stupida.

Emma



 

giovedì 21 ottobre 2010

I love you


Io, molto più prosaicamente, mi sento come Christopher Lambert nel film I love you.
Mi sono innamorata di un portachiavi.

Petunia

mercoledì 20 ottobre 2010

Condivido


Certo, non ho scritto io.
Ma oggi lo leggo e lo rileggo e a tratti mi commuove e mi riconosco....eh, solo  in parte, non sono cosi' tanto..... e ha riassunto tante cose di cui avrei voluto parlare ma che oggi non vogliono uscire.
No, oggi mi leggo in altri.
Per vostro diletto...spero..Emma
 



"La materia difettava tuttavia alla mia scarsa esperienza: i gesti e le opinioni degli altri non mi eccitavano all’inchiostro: o, per più esatto dire, l’esperienza non sempre lieta che avevo fatto degli esseri umani pareva respingere da sé la mia penna. Così un pittore si volge senza speciale vocazione, anzi con certa ripugnanza, a un modello particolarmente ignobile, o squallente, o privo di «segni» della personalità, cioè «insignificante» (È vero che il puro colore lo chiama, e la pittura è arrivata oggi a penetrare indi a ritrarre voluttuosamente i suoi mostri.)



Nella mia vita di « umiliato e offeso » la narrazione mi è apparsa, talvolta, lo strumento che mi avrebbe consentito di ristabilire la «mia» verità, il «mio» modo di vedere, cioè: lo strumento della rivendicazione contro gli oltraggi del destino e de’ suoi umani proietti: lo strumento, in assoluto, del riscatto e della vendetta. Sicché il mio narrare palesa, molte volte, il tono risentito di chi dice rattenendo l’ira, lo sdegno. Di ciò domanderei perdono a Dio, e magari alle creature, se Dio e le creature potessero garentirmi di non ripetere, in avvenire, gli scherzucci del passato. Domanderei e domando comunque perdono, poiché se gravi sono state le offese immeritamente patite, gravi sono stati anche gli errori dipoi commessi. Molti errori ho commesso: dopo e in conseguenza dei turbamenti che le offese avevano generato in me: tanto da rendere accettabile a mio vantaggio quella sublime osservazione del Manzoni, quando giudica di Don Rodrigo, e di Renzo in furie: «chi fa il male è responsabile non soltanto del male che ha fatto, ma dei turbamenti nei quali induce l’animo degli offesi».



La mia scrittura si è dunque volta a narrare, al puro narrare: come la mia anima si avvicina alla serenità e alla obiettività giudiziosa della morte. Il giorno che s’ha le braccia in croce sul petto, siamo tutti molto giudiziosi, siamo tutti angeli.



Anch’io sarò un angelo, quel giorno: tutti i miei peccati saranno evaporati fuori dalla mia santa compostezza, dalla immobilità e dalla impossibilità di peccare.



Così non sarò più lo scrittore bizzoso e vendicativo che ero in vita: non sarò più l’inchiostratore maligno e pettegolo che avevo l’obbligo di essere per essere un narratore che si rispetti: non sarò più il maniaco dei tecnicismi, dei motti popolareschi, dei modi eruditi, degli archi a spiombo e delle piramidi sintattiche, dei periodi a cavaturacciolo, che mi vengono così giustamente rimproverati dal buon gusto e dal buon senso delle mie vittime. Ho pronunciato la parola «pettegolo». Credo realmente che un bravo narratore debba possedere e debba esercitare non soltanto quello spirito di osservazione che, forse, non mi difetta, ma anche quel gusto del conoscere i fatti (i fatti altrui), quella voracità inquisitiva che mi è le più volte mancata e tuttodì mi manca, checché ne dicano i mordaci miei amici. Temperamento piuttosto incline a solitudine, inetto a cicalare con brio, alieno dalla mondanità, io avvicino e frequento i miei simili con una certa fatica e una certa titubanza, con più titubanza e con più fatica i più virtuosi di essi. Davanti a chiunque rivivo gli attimi di uno scolaro all’esame. Mi diletto invece di chiare algebre alle ore di «loisir». Che non ti snervano quanto una conversazione di salotto; ove, a me, m’incorre l’obbligo di fingermi spiritoso e intelligente, non avendo né l’una né l’altra qualità.
 




 

domenica 17 ottobre 2010

tra il luogo comune e il dubbio sentimentale



Carofiglio che cita Kurosawa ne 'L'arte del dubbio'. Rashomon. Metti un fatto accaduto e quattro testimoni e avrai quattro racconti diversi, quattro interpretazioni diseguali dello stesso fatto. 


Non lo so se mi va di ricominciare da capo, se mi va di rischiare ancora. 


Che cazzata dire sfidare la sorte, ma che sfidare, per un fatto così innocuo, mica ho detto che mi sarei messa a pattinare di venerdì sera in tangenziale. Va bene, stiamo quieti allora. Teniamo un profilo basso, bassissimo, quasi indifferente. Non amiamo neanche, ricordiamoci di non amare, immotivatamente sarebbe così strano, eh?! Quasi faticoso. E invece tra le infinite manifestazioni dell'agire e dell'umano sentire c'è anche l'amore gratis. Gratis, gratuito, senza nulla in cambio e senza un unico destinatario, amare di quell'amore che ti fa star meglio il solo provarlo. Che discende da te e non ti è suscitato e non è subìto. 


Ma quanto è forte 'sto nero d'avola, ha dentro tutta la forza del sole africano, mi riporta alla realtà in modo possente, quasi mi brucia in gola. No, i miei brindisi celebrativi sono tutti molto più soavi. Celebrare niente, ma lo verso lo stesso nel bicchiere più bello che ho, cinque minuti, da sola in cucina. Espiare i miei limiti con un vino cilicio. Sperequazione.


Anche 'Espiazione' mi sta parlando di colpa. Ma lì la colpa c'è. Il pensiero peccaminoso, invece, fa già colpevolezza? Il delirio ha un'attenuante? L'amore può essere giusto o sbagliato o è esente da aggettivi qualificativi? Ora ho bisogno di una definizione oggettiva di peccato e colpa. Ma l'oggettività dipende ancora una volta dall'emisfero di riferimento, così è come se tornassi di nuovo a Kurosawa.


Sperimentare nuovi modi di sentire, diversi e più profondi livelli di consapevolezza, meditare e iniziare a viaggiare dentro, ma per uscire e fondersi con l'universo mondo e spaccare lo stampo in gesso che il copione generazionale ha forgiato per noi.


Dieci figli mi renderebbero definitivamente redenta? No, ma farebbero di me una persona migliore.


Poi non capisco come diavolo possa essere stata Frida Kalho talmente obnubilata dall'amore per Diego Rivera, so solo che adoro il fatto che quando arrivò negli Stati Uniti e le dissero 'Ma lei è una vera surrealista', lei rispose 'Ma che surrealismo, questo è tutto il mio dolore, olio su tela'.


Infine ho capito che faccio psicologia con la volontà di riuscire a osservare un giorno i legami familiari come si osserva una ragnatela, all'alba, piena di rugiada.
E che non smetterò più di studiare.
petunì

sabato 16 ottobre 2010

Scheletri...

Si', scheletri nell'armadio.
Scheletri vestiti di sogni.
Realta' innocente, ma l'anima e' colpevole.
Tremo al pensiero che si spalanchino le ante.
Che tutto si rovesci fuori brutalmente.
Chiudo a chiave, nascondo.
Mi siedo, testardamente appoggiata all'armadio e conservo la chiave.

Emma

venerdì 15 ottobre 2010

Incontri...



 



Occhio vigile cerca, mente sveglia elabora, l'anima interpreta.

Giocosi binari percorrono una nuova dimensione, uno spazio e un tempo indefiniti, incollocabili.

Treni ricolmi di parole viaggiano incessantemente alla ricerca di una meta.

Pagine e ancora pagine, stazioni pronte ad accogliere queste passeggere inquiete.

E io, ferma su una banchina, aspetto l'incontro.

Emma

lunedì 11 ottobre 2010

Venticinquenne, bello, libero....


....e collega d'ufficio!
Si distingue, non c'e' che dire. Anche solo per l'accuratezza che dimostra nel vestirsi, cosa estremamente rara tra i miei cari ingegneri.
Fresco di quella freschezza che solo i venticinque anni e un aspetto cosi' invitante gli possono dare.
A caccia...costantemente.
Toscano, si lamenta delle milanesi che se la tirano ('ste caz.... non  le condivido), solo perche' sembrano le uniche a mandarlo ogni volta in bianco, che per me questo e' un mistero...o sono cambiati i tempi?
Il mio ruolo? Confidente...as usual!
Al lavoro ha gia' adocchiato le due piu' prorompenti sulla piazza...della mensa.
La piccoletta super aggressive che stoicamente indossa un tacco 10 o 12 quotidianamente (altro mistero...come fa?), e la greca, raffinatissima ragazza di poche parole, piu' discreta che, finalmente, ieri l'ha contattato su fb...
Dice di non badare all'eta', eh si', deve sperimentare il giovanotto, chissa' perche' la prima domanda che fa e' "ma quanti anni ha?".
Certo l'ha chiesto anche a me e ha capito subito che preferisco parlare del tempo...quello atmosferico, naturalmente!
Mi racconta che dopo mezz'ora che parla con una ragazza si annoia...potrebbe anche essere il contrario..visto lo spessore delle conversazioni: donne, donne, serate, bere, donne.....
Ieri finalmente mi dice che sta leggendo un libro....wow, non posso crederci, sono pronta, parliamone...ehm anche per piu' di mezz'ora...
Udite, udite: il Metodo Mistery di Erik von Markovik, manuale della seduzione....
Lo scopo finale e' quello di portare la donna prescelta a farti corteggiare...chiaro? In poche parole alla fine e' lei che ci prova.
Dice che l'approccio funziona bene, ora e' alla fase B, cito "tieni la conservazione e crei comfort...per preparare la fase C".
Ragazze o giovani donne state all'erta!
Vi terro' aggiornati, o anche no...



Emma

P.S. Mi sento un po' in colpa a pubblicare questo post....ma non e' una cattiveria...

sabato 9 ottobre 2010

e campari rosso


A proposito di coincidenze, poi, non ci si sente e magari proprio quando non ci si sente succedono cose, arrivano persone, non puoi ancora sapere quali e che emozioni suscitino, per esempio la voglia di uscire da sola di notte, di scappare fuori e ti dispiace quasi che sia venerdì e non un lunedì da poca gente in giro, ed entrare in un locale così e sedersi al bancone, sempre solo lì in tutti i bar del mondo, al bancone e ordinare campari e poi un altro e un altro ancora. Campari, non so perchè campari, perchè ne ho voglia, perchè è rosso, perchè ha quell'aria da ore 19:06, ma mi piace pensare di berlo di notte. E' la mia notte, non la condivido, non la vorrei neppure alla Simenon, non questa notte, sono solo io e i campari e tornare con le scarpe in mano e il trucco sfatto. 
E tu sei lì che mi offri il bar.
petuni

 


hopper_nighthawks

venerdì 8 ottobre 2010

Nightawks


Io mi sentirei a mio agio in questo bar senza entrata e senza uscita.
Senso di solitudine...senso di sicurezza.
Si' una prigione di cristallo, forse..ma e' invitante.
Poi c'e' luce nel bar, anzi e' la sua luce che illumina l'esterno che e' cosi' deserto e inquietante.
Finche' rimango nel bar sono tranquilla e in pace.


Emma

 

mercoledì 6 ottobre 2010

La bella addormentata nel mondo..


Ovvero, gallina in cova - parte prima.



Per spiegarti i risvegli, che poi ripensandoci sono stati tre e non due.
Praticamente e semplicemente dai 14 ai 17 anni vivevo una fase da gallina in cova appunto...
Al liceo, che veramente dire liceo mi fa pensare a qualcosa di molto piu' intelligente e profondo, vabbe' sorvoliamo, ero circondata da ragazze la cui unica preoccupazione erano il divertimento e i ragazzi. Si',si' e' giusto e normale, ma c'e' anche altro. Io mi sono ben adeguata a questo stato di cose, e, costantemente rifiutata dall'unico che mi interessava veramente, mi sono lanciata in questo sano spreco di tempo, (Petu, mi immagini sempre in compagnia della nostra amica S?)
Per fortuna avevo i miei diari, che sono ancora li' a testimoniare il mio disagio interiore...parlavo con me stessa perche' non avevo nessun altro che mi riconoscesse. E forse ero troppo giovane per isolarmi completamente dal gruppo e ricercare cio' che mi mancava e comunque e' stato anche divertente!
Poi e' arrivato D. e il primo risveglio.
Lui mi penetrava con lo sguardo.
Scavava incessantemente, pretendeva che pensassi, che capissi, che leggesi, che scrivessi.
Io ero in suo potere.
Ma a 17 anni non ero pronta ad affrontare tutto questo. Lui ne aveva 7 in piu' di me, troppi per allora. Credo di essermi spaventata. Due anni passati a cercarci e lasciarci, poi basta. Non ho retto l'impegno.
Pero' e' servito, ho capito che c'era veramente di piu'. Bastava volerlo.
Credo che in questo periodo io abbia anche risentito molto dell'influenza di C. Io vivevo per lui, per un'illusione. Un capriccio, un dolore costante. E poi tu sai com'e' finita. sai tutto? Non ricordo. Comunque e' finita per sempre, lui non si risvegliera' piu'. Ma questa e' un'altra storia.

To be continued...
Emma

lunedì 4 ottobre 2010

hot chat. Splinder di sera e il teatro dell'assurdo


Ore 23:53
 - ciao femmina strepitosa!
 - caspita, grazie. E tu chi sei, un maschio strepitoso?
 - beh, questo lo devono dire le altre
 - certo, e per me non vale la stessa cosa?
 - a me piacciono le femmine, non le donne
 - (ci sono dentro anche le femmine di ornitorinco, lagenorinco, gibboni e beluga…)
 - ho capito. Su splinder la prima selezione la fai dall’avatar, hai notato? Ecco, noi abbiamo una margherita…
 - due piccioni con una fava!
 - senti, la notte è giovane e con me perdi tempo, vai che magari concludi qualcosa
 - ah, ok, grazie allora. Ciao
 - ciao
 
Ore 00:06
 - ciao!
 - e tu chi sei? (il nick era del tipo ‘ce l’ho solo io’)
 - sono l’uomo dei tuoi sogni
 - che fortunella
 - dai spogliati per me
 - ma veramente mi dovrei spogliare, ma per andare a dormire, mi stavo scollegando
 - ah, cazzo, gentile, grazie
 - … (e già)
 
Ore 23:10 (ci metto anche del mio)
 - allora questa libreria (anobii)
 - o ciao, ma guarda, non riesco da sola, ho bisogno di supporto tecnico
 - mmmh
 - dai domani sera, sai che bello, come una coppia virtuale che costruisce la libreria virtuale dell’ikea, perché è appena  andata a vivere insieme, non sei contento?
 - solo se sei gnocca
 - sono virtualmente gnocca, si fa questa libreria?
 - va bene, ti aiuto
 - sei proprio un amore virtuale
 - ma tanto anche se lo sei (gnocca), con gli amici non vale
 - e no, immagino non valga portare a casa il risultato virtuale. Senti mi aiuti o no?
 - si, dai, mi sei simpatica
 - virtualmente
 - ovvio
 -

Sarà stata la temperatura elevata dei contenuti, ma ora la chat non funziona più. La mia autostima è destinata a subire un duro contraccolpo.
petu

sabato 2 ottobre 2010

Volevo poi solo sperimentare.

Credevo fosse tutto un gioco.
Al sicuro tra le emozioni del passato. Tranquilla sotto la coperta dei ricordi.
I sogni...sempre gli stessi, una ninna nanna che mi cullava verso un sonno sereno.
Il passato, cosi' presente se il presente non regala la stessa meraviglia della scoperta.
Se il presente diventa noto e consueto, il passato e' dolce via di fuga.
Il presente e' cambiato.
Nuovi sogni a cui fare l'abitudine affinche' non sconvolgano le notti.
Nuova energia, rinnovata passione verso la vita, la conoscenza.
I limiti. La meta. Il senso. Un'incognita.
Mi lascio traspostare, anche se la coperta si sposta e mi fa rabbrividire.
E' bello.
Tornare in vita, anche se vita parallela, vita nascosta, vita cintata.
Primavera, autunno, estate, inverno....le stagioni si rimescolano incuranti del loro tempo, del loro spazio.
Forti solo come la natura sa essere, indifferenti al mio mondo circostante, i sentimenti mi dileggiano.
Inopinatamente....

Emma

venerdì 1 ottobre 2010

Dis moi...

C'e' qualcosa che ti fa credere che ottobre sara' diverso dal settembre appena passato?
Io non credo.
E' la nostra quotidianita' con o senza savoir-faire.
Non ho mai avuto un oggetto transizionale.
Credi me ne serva uno?
Non c'e' niente che riesca a rassicurarmi se non arriva da me.
Sto cercando rassicurazioni all'esterno, da qui la mia fragilita'.
Se mi crolla la convinzione che basto a me stessa soccombero' nella tempesta.
Prima di te ero abituata a stare sola.
A volte questa necessita' riemerge, prepotente, indisponente, ma forte ed autoritaria.
E' il senso di inadeguatezza, il non essere all'altezza.
Ne verro' a capo.
Ma Mad ha ragione, as usual, "in principio e per sempre".

Emma

Donc


Allora,
io sto cercando di resistere, in questo settembre, già difficile solo per il fatto di essere vissuto con il ricordo di una spiaggia in grecia così limpida, calda e semplice, dove vorrei stare, vivere, lavorare, invecchiare, morire.
Mi trovo invece a resistere ai ritorni, ai distacchi, alle cose nuove, ai nuovi imprevisti, all’organizzazione tecnica delle giornate, alle relazioni, al lavoro, alle malattie, alle richieste, ai pianti, ai capricci, ad attraversare tutto possibilmente mantenendo un certo savoir-faire evitando di aprire l’armadio e urlarci dentro, come mi confessano certe mamme un po’ stressate, ma di certo da me comprese fino in fondo.
Alla fine di questo settembre mi sento come mi sento di solito a fine luglio: distrutta dall’aver vissuto un intero anno intenso.
Pochi escamotage di bassa filosofia mi tengono alto il morale.
Alla mattina il nuovo lip gloss kiko 07, mi fa sorridere sulle note del ‘metti tu la felpa ai piccoli?’, ‘e..no, devo mandare una mail urgente’.
I kings of convenience mi accompagnano come sottofondo musicale in tutte le mie sere, insieme al giovanni allevi di joy. Mi fanno stare bene. Homesick mi gira in testa tutto il giorno, è bellissima.
Mi ci aggrappo con una dipendenza da routine di cui solo un bimbodimensionale può coglierne l’indispensabilità.
Mi verso un bicchiere di vermentino di gallura e preparo la cena ai piccoli con rinnovato slancio.
Una storia raccontata con un po’ di enfasi e finalmente il libro dell'evasione attuale, o dieci minuti di silenzio nelle mie mani.
Bassa filosofia transizionale.
Come l’oggetto transizionale dei piccoli che serve ad accompagnarli attraverso i cambiamenti e a farli sentire rassicurati.
Poi ci sono i monoliti della mia vita.
Quelli che sono lì da sempre e attraversano indenni qualsiasi tipo di tempesta.
Anche quelle ormonali.
E tra questi, emmina ci sei tu. Senza la telefonata del mattino nel mio viaggio verso la lomellina, il ticino mi sembra l’acheronte…tò, guarda caronte, ooo ma che brutta cera oggi!
I monoliti possono mutare nella forma certo, le condizioni atmosferiche danno il loro bel daffare, ma la certezza di ritrovarli sempre lì, non ha prezzo.
Quindi ascolta, tu puoi esserti fatta qualsiasi film alla jd di scrubs nella testa, che a me va bene, ma ti ricordo solo una cosa: in principio erano emma e petunia…
p.