Venezia, tempo fa.
Mostra di Duchamp.
Davanti alla gabbia per uccellini con zollette di zucchero e termometro mi fermo e penso.
Penso che non mi interessi niente e nessuna delle metafisiche interpretazioni postume dell'opera, penso con agitazione crescente che vorrei avere lui davanti e guardarlo e perdermi nei suoi occhi languidi, entrare nella sua testa, trasmigrare, respirare tramite lui, guardargli le mani mentre lavorano, condividere il sentire visionario. Contenerlo.
Da non dormirci.
Proseguo.
Verso l’uscita uno schizzo semplice, in matita, su di un foglietto poco più grande di una fotografia.
‘L’apprendista nel sole’. Un fagottino su due ruote di bicicletta. M’incanto a guardarlo. Sorrido.
Questa notte dormo.
p.
Il tempo per leggere, come il tempo per amare, dilata il tempo per vivere. Blog sentimentale.
lunedì 31 maggio 2010
Pensiero sparso
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E' come il nero totale del Tintoretto, difficile vederlo senza intravedere anche il viso da assassino del suo autore, quel "viso posseduto da vecchio assassino" di cui parla Sartre.
RispondiEliminaSartre avrebbe dovuto nascere sotto il sole di Tunisi.Persino Camus ne è stato salvato... ; )p.
RispondiEliminaOps, sole algerino, mi vorrai perdonare.p.
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