sabato 23 ottobre 2010

Stupida ingenuita'.


Devo scrivere di questa cosa.
Ne sento il bisogno.
Da ieri e' un pensiero costante. Un episodio ricordato da un collega, ignaro delle conseguenze che avrebbe scatenato.
Avevo quattordici anni. Mi trovavo alla fermata del pullman, in anticipo, come sempre.
Aspetto. Sola e paziente.
Era primo pomeriggio.
Ricordo esattamente cosa indossavo. Una semplicissima innocente camicia grigia e bianca e pantaloni bianchi.
Si' aspettavo.
Arriva una macchina bianca.
Il tizio al volante abbassa il finestrino e comincia a chiedere indicazioni stradali.
Avevamo la stessa meta....forse.
Io mi impegno, spiego. Lui non capisce. No, lui finge di non capire.
Mi dice "sali, ti accompagno e tu mi indichi dove andare".
Sorrideva.
Si', sorrideva e recitava bene la sua parte.
E si', sono salita. Stupida.
Mi invita ad allacciare la cintura, cosa allora inusuale.
Lo faccio. Parte.
Non so se parla. Non lo so. Non ricordo.
Ricordo bene che continua a frenare, bruscamente.
Ogni frenata e' una mano addosso.
Tocca il seno di una stupida quattordicenne, ancora, ancora e ancora.
Impietrita, legata ad una cintura, immobile, ammutolita.
Continua. E frena. E riparte.
Non so per quante volte.
Riesco a dire "voglio scendere".
Non ho altre reazioni. Nessuna.
Non posso immaginare l'espressione del mio viso. Avevo paura.
Non piango. Non urlo. Voglio solo scendere.
Accosta. Mi lascia sulla statale. Se ne va.
Mi affretto a cercare un'altra fermata per prendere il mio pullman.
La trovo, il pullman arriva, salgo, raggiungo la meta, faccio quello che devo fare che non ricordo cosa fosse.
Infine torno a casa.
Nessuna lacrima. Nessuna reazione.
Tutto rimane nascosto. Non ne ho mai fatto parola. E' successo. E' passato e sono stata fortunata.
L'unica sensazione forte e' il senso di colpa. La mia stupidita'. La mia ingenuita'. La mia fiducia. Colpa mia. Per questo non dico niente perche' io ho fatto qualcosa di sbagliato.
Ma tutto e' rimasto li', da qualche parte e ogni tanto riaffiora.
Nonostante tutto continuo a sentirmi stupida.

Emma



 

6 commenti:

  1. emmina, sì, sei stata fortunata, come credo di esserlo stata io. Mi è andata bene un sacco di volte. Accettare un passaggio da uno sconosciuto, credere a una bugia, dare fiducia ad un adulto per il semplice fatto che sia adulto. Poi non capire bene cosa stia succedendo, non poter credere che stia succedendo qualcosa di così sbagliato.
    Terribile. Insieme a tutti i retroscena di sensazioni personali di colpa. 
    Lo sai, se avessi avuto femmine, però, appena possibile avrei iniziato da lì. Per noi, parlarne con le nostre mamme, era pressocchè impossibile!
    p.

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  2. Credo che per un uomo sia impossibile capire quell'insieme di sensazioni di quei momenti, poi quelle successive, mi colpisce però una cosa, il costante senso di colpa, razionalmente, da uomo, penserei ad una sorta di odio verso quegli uomini finti che profittano, invece prevale un senso di colpa che ribalta la colpa stessa.

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  3. Sì, è terribile.
    Come le donne picchiate che credono, in fondo, che sia colpa loro...
    ma il  motivo è troppo profondo, e, purtroppo, facilmente trasmissibile geneticamente

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  4. Petu...si' alle bambine ci penso. Volevo fortemente che fossero femmine, lo sono, dovranno imparare molto di piu'.

    Rebus, si subisce. E subire cosi' no, non mi piace.

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  5. Voglio dirti qualcosa, ma mentre scrivo vedo quell'immagine e provo lo stesso panico.
    E' paralizzante amica mia.

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  6. quasi impossibile commentare... mi vengono immente alcune pagine lette tanti anni fa sulle vittime che si sentono colpevoli più dei carnefici... faticavo a capirle... Poi il tempo e l'esperienza mi ha dato modo, ahimé, di capire...

     

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