martedì 21 settembre 2010

il diluvio


Non lo so bene quando ho iniziato a cambiare.
Ma so che ho iniziato a farlo perchè non mi piacevo più. 


Mi sentivo inadeguata. 


Io che avrei voluto un carattere come lo scafo di una nave, barcollavo come un guscio di noce, che una minima increspatura d'acqua mi sembravano le dolomiti marine.


Non andava bene.


Le mie oscillazioni erano ampie e i miei ritorni anche più rari.


Sempre così legata al passato, in cui le me stesse appena lasciate erano migliori, più coraggiose, invidiabili, più meritevoli di bene e attenzioni che non la me stessa attuale. 


Probabilmente immersa in una empasse dubitativa sul da farsi futuro.


Così incerto e ostico.


L'accondiscendenza per racimolare consenso, poi, faceva quasi tenerezza.


Come l'arrendevolezza. 


Dall'abbattimento del conflitto e dalla ritrosia al confronto mi sembrava potesse dipendere la mia stessa sopravvivenza.


Vivevo tra le righe.


Con una spinta forte, però. A fare, provare, conoscere.
Che non sapevo gestire bene, ma sentivo irrompere.


Poi sono passata attraverso gli anni, attraverso le persone e le cose e mi sono accorta di loro e ho carpito idee, condiviso esperienze, chiesto aiuto, abbattuto aspettative.


Ho capito e creduto.


Ho chiuso con il passato, senza farci i conti, ma la pace.


Ho spostato la freccina del barometro-umore su sereno stabile, perchè lì voglio che stia.


Ho iniziato a scegliere. Per esempio di stare con le persone che mi fanno stare bene. 


Succede ancora che alcune mi facciano stare male, succederà sempre. 


Ma ormai io sono cambiata.
Ringrazio, saluto e mi allontano con passo fermo e dignitoso e sorriso sulle labbra.


E ne vado troppo fiera.


Le emozioni mi fanno da fertilizzante.


Amo forte, odio forte, mi entusiasmo e mi smonto senza necessariamente pensare di avere un disturbo bipolare.


Perchè ritorno sempre al centro.


Se potrò aiutare qualcuno, prima o poi, questo sarà il senso della mia vita.


Il piacere vero per le piccole cose rilegge il rapporto con le miserie quotidiane.


Sono diventata più paziente.


Faccio programmi che arrivano a malapena alla cena di domani sera.


Sono felice.


Io, nella mia piccola, piccolissima vita, sono felice.


(Nonostante tutto)


 


petun

4 commenti:

  1. serenità interiore...esattamente quello che ci vuole ^^

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  2. Sono quindi una persona mediamente felice.Con pregi e difetti.Una cosa che non si può negare è che sia gentile.Esco di casa la mattina con il sorriso.Cerco di immettermi nella colonna di furiosi diretti al lavoro.La freccia della mia auto indica chiaramente che dovrei svoltare nella corsia opposta (vuota), ma mi si fermano lo stesso davanti e non mi lasciano passare. Sorrido e alzo un po' la radio.Aspetto quella/o che mi fa passare e le/gli mando un bacio con la mano.Questa/o quasi sempre ride.Cerco di non essere indelicata. Rispetto lo spazio vitale altrui. Non rispondo male.Cerco.Mi fanno stare male quelli che sono scortesi gratuitamente, che giudicano (sbagliando) e nessuno gliel'ha chiesto. Gli irascibili. I tronfi. I superficiali. I nevrotici bambini. I nevrotici adulti. Gli inconsapevoli. Gli scettici. Gli anaffettivi per scelta.Quelli che stanno male sono accolti dall'empatia, ma non ho parlato di loro.E se mi avessi letta senza il filtro del tuo pregiudizio, avresti capito che stavo sorridendo anche a te.petunia

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  3. bellissimo, sono contento di conoscerti!!!

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