Mi sfida.
Si', torniamo a lui, al venticinquenne e al suo manuale.
Ormai il dibattito e' acceso.
Io convinta della sua inutilita', in fondo infastidita dal suo utilizzo. Soprattutto se preso alla lettera, sperimentato sulla pelle di giovani donne ignare, che diventano mero strumento per esercitarsi...cavie.
Che poi in fondo potrei semplicemente passare oltre e chissenefrega.
Ma lui mi racconta e io non sono remissiva di natura.
E allora insisto. Insisto sul fatto che potrebbe ottenere gli stessi risultati anche senza. Mi piace di piu' se tutto e' naturale ed emozionale. Lui potrebbe. Ma no...testa le 7 ore necessarie ad arrivare in camera da letto. Sette ore. Il tempo e' fondamentale, prezioso, non va perso. Alla fine lo spreca, parlano i fatti e quelle che veramente gli interessano non l'hanno nemmeno ricontattato.
Non accetta il mio punto di vista, come io il suo, anche in questo caso potrebbe bastare un chissenefrega per entrambi.
Se non fosse che e' arrivato un tizio....
Si', da qualche mese ha fatto la sua comparsa in azienda un giovane uomo singolare.
Ogni giorno fa la sua entrata in mensa allo stesso orario. Solo. Sempre solo. Mangia velocemente, si alza e se ne va.
Bello come nessuno li' in giro. Vestito come non si veste nessuno. Semplicemente impeccabile. Altero, mano in tasca, passo sicuro, sguardo fisso di fronte a se' che non ammette intromissioni. E solo. Questa cosa e' sorprendente perche' appartiene ad un gruppo come tutti noi, tutti mangiamo con qualcuno, e' triste andare in mensa da soli, e' quantomeno insolito.
La mia sfortuna poi e' essere sempre accompagnata da questo variopinto gruppetto di giovani ingegneri che sgomitano all'arrivo della greca e di miss tacco 12. Hanno subito i miei sorrisi indulgenti e condiscendenti per troppo tempo e adesso che sono io a sgomitarmi da sola quando lui arriva giocano a freccette e io sono il bersaglio. Che fastidio.
Loro possono commentare, incantarsi, fissare...io no, se voglio evitare di fare delle figure di merda a livello medie/superiori, si' il loro livello in questo campo e' quello.
Per due volte il tizio e' capitato in ascensore con noi. Non mi sentivo cosi' dai tempi delle medie quando sul pullman saliva il ragazzo carino che mi piaceva e le amiche ridevano, avete presente? Lui sale, loro ammutoliscono e mi fissano e poi fissano lui. Io vorrei sprofondare al -1. Tutto questo solo per aver detto che e' un bellissimo uomo, e' la verita' dopotutto. E cosa fanno? Invece di salire fino al IV piano scendono tutti allo 0 per lasciarci soli e ridono. E poi arrivano poco dopo e mi guardano con occhi a forma di punto interrogativo....imbarazzante, non per me, loro sono imbarazzanti. Non ho nessuna mira, mi manca solo la storia in ufficio...Dio me ne scampi. Per non contare che lui mi ha faticosamente detto solo ciao in quelle occasioni....molto faticosamente!!
Arriviamo al dunque.
Il venticinquenne mi sfida a conoscerlo, avvicinarlo e a parlare con lui. Senza manuale!
Sfida accettata. Sfida vinta. Al primo tentativo e senza manuale. E' anche simpatico.
Ma non posso dirlo.
Qui si', per appagare il mio io.
A loro no. Al venticinquenne no. Altrimenti, la prossima volta che mi trovero' davanti all'ascensore con lui e con loro mi toccherebbero quattro piani a piedi...
Emma
Il tempo per leggere, come il tempo per amare, dilata il tempo per vivere. Blog sentimentale.
domenica 31 ottobre 2010
Venticinquenne, manuale, sfida...
homesick
Il tempo fa schifo e peggiora anche l'umore.
Voglio andare a casa, che quest'altra casa è piena di ricordi che oggi non mi fanno bene.
Voglio andare a casa, perchè quando vacillo voglio casa mia, perchè sono le mie pareti rassicuranti di panna, perchè ci sono le mie cose e tra di loro mi sento bene, perchè mi sento soffocare e invece sono uno spirito libero che vola anche in casa.
Voglio casa mia, perchè sono qui e non sono io.
petunì
mercoledì 27 ottobre 2010
lettera d'amore n. 3
Dalla fine dell'Atto Primo
- Io son,
Io son felice!
- D'amarmi dite ancora?
- Oh! Quanto v'amo! Io son felice.
- D'amarmi, dite ancora? Partite?
- Parto.
- Addio.
- Di più non bramo.
- Addio.
Dall'Atto Secondo
- Lo vedi? Ti sorrido...lo vedi?
Or son tranquilla...
Ti sorrido [...].
Amami, Alfredo
Amami, quant'io t'amo! Addio!
Violetta si fa giurare amore eterno, anzi, strappa la promessa di amore eterno e fugge.
Fugge innamorata, disperata per il sacrificio, ma forte.
Queste note riempivano la casa poche ore fa, nel tardo pomeriggio di una fine di luglio torrida, con le finestre aperte sul giardino che degrada verso un fontanile costeggiato da sambuco e rubinie e gelsi bianchi.
Mi piace sentire l'acqua che scorre piano.
Anche oggi mi sono avvicinata, la Callas mi arrivava forte e chiara, anche lì.
E' tra queste note che ti ho pensato.
E ho pensato di poter restare senza nulla, ma non senza parole.
Quello che avrei voluto alle origini.
Prima di rispondere ad un imperativo d'amore categorico e incontrovertibile.
Al quale mi sono consapevolmente arresa.
In preda ad un sentimento forte come un maestrale.
Non senza parole.
petunì-violetta
Fissazioni...
Sara’ che mi e’ venuta 'sta fissa per Hopper.
Sara’ che mi sento cosi’ tanto rappresentata.
Sara’ che fino a qualche settimana fa nemmeno sapevo esistesse.
Sara’ che ora mi circonda perche’ mi tranquillizza.
Lui ha riconosciuto il senso di solitudine di altri e io di riflesso… lo riconosco li’, dipinto, fissato, illuminato..mi turba l’anima dandomi pace, e’ possibile?
Si', giochi di luce e silenzi.
Emma
lunedì 25 ottobre 2010
wonder woman de noantri
Carissimo teso,
io rimarrò sempre una sognatrice, che pensa di riuscire a farci stare tutto nella sua vita, auto-spacciandosi illusionismi meglio di Houdinì, per poi schiantarsi come il tram 7, in un piovosissimo lunedì mattina milanese da incubo.
E' con i jeans zuppi fino a metà coscia e la capigliatura alla shaun-vita-da-pecora che i miei attuali entusiasmi studiorum mediolanensis hanno vacillato.
Altro che aula fumo, lì ti cazzia anche il bidello vestito da poliziotto, se fumi sottovento, a 200 metri dall'entrata.
Altro che dolci panchine verdi di via Conservatorio 7, come il tram di oggi, per essere precise e nostalgiche, qui c'è il 75% di presenze, laboratori, colloqui, crediti e debiti, analisi tricologiche e psicologo motivatore.
D'altra parte da qui uscirà tutta la nuova classe dirigente italiana che assicurerà al nostro paese un futuro fulgido; vorremo mica essere il satellite dell'Inghilterra (?!) a vita (ipse dixit).
Contro il lassismo che concedeva di pascolare all'università anni, ecco una rinnovata disciplina tutta padana che prevede il seguente ciclo di produzione: formazione, promozione, espulsione.
Nel minor tempo possibile.
Va bene, ok e io? Io con i miei battesimi spirituali e i nuovi inizi, i nuovi rilanci?
Con le mie lezioni arrivo-almeno-mezz'ora-dopo?
Più che Houdini mi sento il mago Otelma.
E a dirla tutta forse dovrei stare a casa a cucinare brasato al barolo.
Ma boia se mollo!
Teso! Domani 8,30 - 10,30 lezione.
Poi ci sentiamo.
Dai, che forse non piove...
p.
sabato 23 ottobre 2010
Stupida ingenuita'.
Devo scrivere di questa cosa.
Ne sento il bisogno.
Da ieri e' un pensiero costante. Un episodio ricordato da un collega, ignaro delle conseguenze che avrebbe scatenato.
Avevo quattordici anni. Mi trovavo alla fermata del pullman, in anticipo, come sempre.
Aspetto. Sola e paziente.
Era primo pomeriggio.
Ricordo esattamente cosa indossavo. Una semplicissima innocente camicia grigia e bianca e pantaloni bianchi.
Si' aspettavo.
Arriva una macchina bianca.
Il tizio al volante abbassa il finestrino e comincia a chiedere indicazioni stradali.
Avevamo la stessa meta....forse.
Io mi impegno, spiego. Lui non capisce. No, lui finge di non capire.
Mi dice "sali, ti accompagno e tu mi indichi dove andare".
Sorrideva.
Si', sorrideva e recitava bene la sua parte.
E si', sono salita. Stupida.
Mi invita ad allacciare la cintura, cosa allora inusuale.
Lo faccio. Parte.
Non so se parla. Non lo so. Non ricordo.
Ricordo bene che continua a frenare, bruscamente.
Ogni frenata e' una mano addosso.
Tocca il seno di una stupida quattordicenne, ancora, ancora e ancora.
Impietrita, legata ad una cintura, immobile, ammutolita.
Continua. E frena. E riparte.
Non so per quante volte.
Riesco a dire "voglio scendere".
Non ho altre reazioni. Nessuna.
Non posso immaginare l'espressione del mio viso. Avevo paura.
Non piango. Non urlo. Voglio solo scendere.
Accosta. Mi lascia sulla statale. Se ne va.
Mi affretto a cercare un'altra fermata per prendere il mio pullman.
La trovo, il pullman arriva, salgo, raggiungo la meta, faccio quello che devo fare che non ricordo cosa fosse.
Infine torno a casa.
Nessuna lacrima. Nessuna reazione.
Tutto rimane nascosto. Non ne ho mai fatto parola. E' successo. E' passato e sono stata fortunata.
L'unica sensazione forte e' il senso di colpa. La mia stupidita'. La mia ingenuita'. La mia fiducia. Colpa mia. Per questo non dico niente perche' io ho fatto qualcosa di sbagliato.
Ma tutto e' rimasto li', da qualche parte e ogni tanto riaffiora.
Nonostante tutto continuo a sentirmi stupida.
Emma
giovedì 21 ottobre 2010
I love you
Io, molto più prosaicamente, mi sento come Christopher Lambert nel film I love you.
Mi sono innamorata di un portachiavi.
Petunia
mercoledì 20 ottobre 2010
Condivido
Certo, non ho scritto io.
Ma oggi lo leggo e lo rileggo e a tratti mi commuove e mi riconosco....eh, solo in parte, non sono cosi' tanto..... e ha riassunto tante cose di cui avrei voluto parlare ma che oggi non vogliono uscire.
No, oggi mi leggo in altri.
Per vostro diletto...spero..Emma
"La materia difettava tuttavia alla mia scarsa esperienza: i gesti e le opinioni degli altri non mi eccitavano all’inchiostro: o, per più esatto dire, l’esperienza non sempre lieta che avevo fatto degli esseri umani pareva respingere da sé la mia penna. Così un pittore si volge senza speciale vocazione, anzi con certa ripugnanza, a un modello particolarmente ignobile, o squallente, o privo di «segni» della personalità, cioè «insignificante» (È vero che il puro colore lo chiama, e la pittura è arrivata oggi a penetrare indi a ritrarre voluttuosamente i suoi mostri.)
Nella mia vita di « umiliato e offeso » la narrazione mi è apparsa, talvolta, lo strumento che mi avrebbe consentito di ristabilire la «mia» verità, il «mio» modo di vedere, cioè: lo strumento della rivendicazione contro gli oltraggi del destino e de’ suoi umani proietti: lo strumento, in assoluto, del riscatto e della vendetta. Sicché il mio narrare palesa, molte volte, il tono risentito di chi dice rattenendo l’ira, lo sdegno. Di ciò domanderei perdono a Dio, e magari alle creature, se Dio e le creature potessero garentirmi di non ripetere, in avvenire, gli scherzucci del passato. Domanderei e domando comunque perdono, poiché se gravi sono state le offese immeritamente patite, gravi sono stati anche gli errori dipoi commessi. Molti errori ho commesso: dopo e in conseguenza dei turbamenti che le offese avevano generato in me: tanto da rendere accettabile a mio vantaggio quella sublime osservazione del Manzoni, quando giudica di Don Rodrigo, e di Renzo in furie: «chi fa il male è responsabile non soltanto del male che ha fatto, ma dei turbamenti nei quali induce l’animo degli offesi».
La mia scrittura si è dunque volta a narrare, al puro narrare: come la mia anima si avvicina alla serenità e alla obiettività giudiziosa della morte. Il giorno che s’ha le braccia in croce sul petto, siamo tutti molto giudiziosi, siamo tutti angeli.
Anch’io sarò un angelo, quel giorno: tutti i miei peccati saranno evaporati fuori dalla mia santa compostezza, dalla immobilità e dalla impossibilità di peccare.
Così non sarò più lo scrittore bizzoso e vendicativo che ero in vita: non sarò più l’inchiostratore maligno e pettegolo che avevo l’obbligo di essere per essere un narratore che si rispetti: non sarò più il maniaco dei tecnicismi, dei motti popolareschi, dei modi eruditi, degli archi a spiombo e delle piramidi sintattiche, dei periodi a cavaturacciolo, che mi vengono così giustamente rimproverati dal buon gusto e dal buon senso delle mie vittime. Ho pronunciato la parola «pettegolo». Credo realmente che un bravo narratore debba possedere e debba esercitare non soltanto quello spirito di osservazione che, forse, non mi difetta, ma anche quel gusto del conoscere i fatti (i fatti altrui), quella voracità inquisitiva che mi è le più volte mancata e tuttodì mi manca, checché ne dicano i mordaci miei amici. Temperamento piuttosto incline a solitudine, inetto a cicalare con brio, alieno dalla mondanità, io avvicino e frequento i miei simili con una certa fatica e una certa titubanza, con più titubanza e con più fatica i più virtuosi di essi. Davanti a chiunque rivivo gli attimi di uno scolaro all’esame. Mi diletto invece di chiare algebre alle ore di «loisir». Che non ti snervano quanto una conversazione di salotto; ove, a me, m’incorre l’obbligo di fingermi spiritoso e intelligente, non avendo né l’una né l’altra qualità.
domenica 17 ottobre 2010
tra il luogo comune e il dubbio sentimentale
Carofiglio che cita Kurosawa ne 'L'arte del dubbio'. Rashomon. Metti un fatto accaduto e quattro testimoni e avrai quattro racconti diversi, quattro interpretazioni diseguali dello stesso fatto.
Non lo so se mi va di ricominciare da capo, se mi va di rischiare ancora.
Che cazzata dire sfidare la sorte, ma che sfidare, per un fatto così innocuo, mica ho detto che mi sarei messa a pattinare di venerdì sera in tangenziale. Va bene, stiamo quieti allora. Teniamo un profilo basso, bassissimo, quasi indifferente. Non amiamo neanche, ricordiamoci di non amare, immotivatamente sarebbe così strano, eh?! Quasi faticoso. E invece tra le infinite manifestazioni dell'agire e dell'umano sentire c'è anche l'amore gratis. Gratis, gratuito, senza nulla in cambio e senza un unico destinatario, amare di quell'amore che ti fa star meglio il solo provarlo. Che discende da te e non ti è suscitato e non è subìto.
Ma quanto è forte 'sto nero d'avola, ha dentro tutta la forza del sole africano, mi riporta alla realtà in modo possente, quasi mi brucia in gola. No, i miei brindisi celebrativi sono tutti molto più soavi. Celebrare niente, ma lo verso lo stesso nel bicchiere più bello che ho, cinque minuti, da sola in cucina. Espiare i miei limiti con un vino cilicio. Sperequazione.
Anche 'Espiazione' mi sta parlando di colpa. Ma lì la colpa c'è. Il pensiero peccaminoso, invece, fa già colpevolezza? Il delirio ha un'attenuante? L'amore può essere giusto o sbagliato o è esente da aggettivi qualificativi? Ora ho bisogno di una definizione oggettiva di peccato e colpa. Ma l'oggettività dipende ancora una volta dall'emisfero di riferimento, così è come se tornassi di nuovo a Kurosawa.
Sperimentare nuovi modi di sentire, diversi e più profondi livelli di consapevolezza, meditare e iniziare a viaggiare dentro, ma per uscire e fondersi con l'universo mondo e spaccare lo stampo in gesso che il copione generazionale ha forgiato per noi.
Dieci figli mi renderebbero definitivamente redenta? No, ma farebbero di me una persona migliore.
Poi non capisco come diavolo possa essere stata Frida Kalho talmente obnubilata dall'amore per Diego Rivera, so solo che adoro il fatto che quando arrivò negli Stati Uniti e le dissero 'Ma lei è una vera surrealista', lei rispose 'Ma che surrealismo, questo è tutto il mio dolore, olio su tela'.
Infine ho capito che faccio psicologia con la volontà di riuscire a osservare un giorno i legami familiari come si osserva una ragnatela, all'alba, piena di rugiada.
E che non smetterò più di studiare.
petunì
sabato 16 ottobre 2010
Scheletri...
Scheletri vestiti di sogni.
Realta' innocente, ma l'anima e' colpevole.
Tremo al pensiero che si spalanchino le ante.
Che tutto si rovesci fuori brutalmente.
Chiudo a chiave, nascondo.
Mi siedo, testardamente appoggiata all'armadio e conservo la chiave.
Emma
venerdì 15 ottobre 2010
Incontri...
Occhio vigile cerca, mente sveglia elabora, l'anima interpreta.
Giocosi binari percorrono una nuova dimensione, uno spazio e un tempo indefiniti, incollocabili.
Treni ricolmi di parole viaggiano incessantemente alla ricerca di una meta.
Pagine e ancora pagine, stazioni pronte ad accogliere queste passeggere inquiete.
E io, ferma su una banchina, aspetto l'incontro.
Emma
lunedì 11 ottobre 2010
Venticinquenne, bello, libero....
....e collega d'ufficio!
Si distingue, non c'e' che dire. Anche solo per l'accuratezza che dimostra nel vestirsi, cosa estremamente rara tra i miei cari ingegneri.
Fresco di quella freschezza che solo i venticinque anni e un aspetto cosi' invitante gli possono dare.
A caccia...costantemente.
Toscano, si lamenta delle milanesi che se la tirano ('ste caz.... non le condivido), solo perche' sembrano le uniche a mandarlo ogni volta in bianco, che per me questo e' un mistero...o sono cambiati i tempi?
Il mio ruolo? Confidente...as usual!
Al lavoro ha gia' adocchiato le due piu' prorompenti sulla piazza...della mensa.
La piccoletta super aggressive che stoicamente indossa un tacco 10 o 12 quotidianamente (altro mistero...come fa?), e la greca, raffinatissima ragazza di poche parole, piu' discreta che, finalmente, ieri l'ha contattato su fb...
Dice di non badare all'eta', eh si', deve sperimentare il giovanotto, chissa' perche' la prima domanda che fa e' "ma quanti anni ha?".
Certo l'ha chiesto anche a me e ha capito subito che preferisco parlare del tempo...quello atmosferico, naturalmente!
Mi racconta che dopo mezz'ora che parla con una ragazza si annoia...potrebbe anche essere il contrario..visto lo spessore delle conversazioni: donne, donne, serate, bere, donne.....
Ieri finalmente mi dice che sta leggendo un libro....wow, non posso crederci, sono pronta, parliamone...ehm anche per piu' di mezz'ora...
Udite, udite: il Metodo Mistery di Erik von Markovik, manuale della seduzione....
Lo scopo finale e' quello di portare la donna prescelta a farti corteggiare...chiaro? In poche parole alla fine e' lei che ci prova.
Dice che l'approccio funziona bene, ora e' alla fase B, cito "tieni la conservazione e crei comfort...per preparare la fase C".
Ragazze o giovani donne state all'erta!
Vi terro' aggiornati, o anche no...
Emma
P.S. Mi sento un po' in colpa a pubblicare questo post....ma non e' una cattiveria...
sabato 9 ottobre 2010
e campari rosso
A proposito di coincidenze, poi, non ci si sente e magari proprio quando non ci si sente succedono cose, arrivano persone, non puoi ancora sapere quali e che emozioni suscitino, per esempio la voglia di uscire da sola di notte, di scappare fuori e ti dispiace quasi che sia venerdì e non un lunedì da poca gente in giro, ed entrare in un locale così e sedersi al bancone, sempre solo lì in tutti i bar del mondo, al bancone e ordinare campari e poi un altro e un altro ancora. Campari, non so perchè campari, perchè ne ho voglia, perchè è rosso, perchè ha quell'aria da ore 19:06, ma mi piace pensare di berlo di notte. E' la mia notte, non la condivido, non la vorrei neppure alla Simenon, non questa notte, sono solo io e i campari e tornare con le scarpe in mano e il trucco sfatto.
E tu sei lì che mi offri il bar.
petuni
venerdì 8 ottobre 2010
Nightawks
Io mi sentirei a mio agio in questo bar senza entrata e senza uscita.
Senso di solitudine...senso di sicurezza.
Si' una prigione di cristallo, forse..ma e' invitante.
Poi c'e' luce nel bar, anzi e' la sua luce che illumina l'esterno che e' cosi' deserto e inquietante.
Finche' rimango nel bar sono tranquilla e in pace.
Emma
mercoledì 6 ottobre 2010
La bella addormentata nel mondo..
Ovvero, gallina in cova - parte prima.
Per spiegarti i risvegli, che poi ripensandoci sono stati tre e non due.
Praticamente e semplicemente dai 14 ai 17 anni vivevo una fase da gallina in cova appunto...
Al liceo, che veramente dire liceo mi fa pensare a qualcosa di molto piu' intelligente e profondo, vabbe' sorvoliamo, ero circondata da ragazze la cui unica preoccupazione erano il divertimento e i ragazzi. Si',si' e' giusto e normale, ma c'e' anche altro. Io mi sono ben adeguata a questo stato di cose, e, costantemente rifiutata dall'unico che mi interessava veramente, mi sono lanciata in questo sano spreco di tempo, (Petu, mi immagini sempre in compagnia della nostra amica S?)
Per fortuna avevo i miei diari, che sono ancora li' a testimoniare il mio disagio interiore...parlavo con me stessa perche' non avevo nessun altro che mi riconoscesse. E forse ero troppo giovane per isolarmi completamente dal gruppo e ricercare cio' che mi mancava e comunque e' stato anche divertente!
Poi e' arrivato D. e il primo risveglio.
Lui mi penetrava con lo sguardo.
Scavava incessantemente, pretendeva che pensassi, che capissi, che leggesi, che scrivessi.
Io ero in suo potere.
Ma a 17 anni non ero pronta ad affrontare tutto questo. Lui ne aveva 7 in piu' di me, troppi per allora. Credo di essermi spaventata. Due anni passati a cercarci e lasciarci, poi basta. Non ho retto l'impegno.
Pero' e' servito, ho capito che c'era veramente di piu'. Bastava volerlo.
Credo che in questo periodo io abbia anche risentito molto dell'influenza di C. Io vivevo per lui, per un'illusione. Un capriccio, un dolore costante. E poi tu sai com'e' finita. sai tutto? Non ricordo. Comunque e' finita per sempre, lui non si risvegliera' piu'. Ma questa e' un'altra storia.
To be continued...
Emma
lunedì 4 ottobre 2010
hot chat. Splinder di sera e il teatro dell'assurdo
Ore 23:53
- ciao femmina strepitosa!
- caspita, grazie. E tu chi sei, un maschio strepitoso?
- beh, questo lo devono dire le altre
- certo, e per me non vale la stessa cosa?
- a me piacciono le femmine, non le donne
- (ci sono dentro anche le femmine di ornitorinco, lagenorinco, gibboni e beluga…)
- ho capito. Su splinder la prima selezione la fai dall’avatar, hai notato? Ecco, noi abbiamo una margherita…
- due piccioni con una fava!
- senti, la notte è giovane e con me perdi tempo, vai che magari concludi qualcosa
- ah, ok, grazie allora. Ciao
- ciao
Ore 00:06
- ciao!
- e tu chi sei? (il nick era del tipo ‘ce l’ho solo io’)
- sono l’uomo dei tuoi sogni
- che fortunella
- dai spogliati per me
- ma veramente mi dovrei spogliare, ma per andare a dormire, mi stavo scollegando
- ah, cazzo, gentile, grazie
- … (e già)
Ore 23:10 (ci metto anche del mio)
- allora questa libreria (anobii)
- o ciao, ma guarda, non riesco da sola, ho bisogno di supporto tecnico
- mmmh
- dai domani sera, sai che bello, come una coppia virtuale che costruisce la libreria virtuale dell’ikea, perché è appena andata a vivere insieme, non sei contento?
- solo se sei gnocca
- sono virtualmente gnocca, si fa questa libreria?
- va bene, ti aiuto
- sei proprio un amore virtuale
- ma tanto anche se lo sei (gnocca), con gli amici non vale
- e no, immagino non valga portare a casa il risultato virtuale. Senti mi aiuti o no?
- si, dai, mi sei simpatica
- virtualmente
- ovvio
- …
Sarà stata la temperatura elevata dei contenuti, ma ora la chat non funziona più. La mia autostima è destinata a subire un duro contraccolpo.
petu
sabato 2 ottobre 2010
Volevo poi solo sperimentare.
Al sicuro tra le emozioni del passato. Tranquilla sotto la coperta dei ricordi.
I sogni...sempre gli stessi, una ninna nanna che mi cullava verso un sonno sereno.
Il passato, cosi' presente se il presente non regala la stessa meraviglia della scoperta.
Se il presente diventa noto e consueto, il passato e' dolce via di fuga.
Il presente e' cambiato.
Nuovi sogni a cui fare l'abitudine affinche' non sconvolgano le notti.
Nuova energia, rinnovata passione verso la vita, la conoscenza.
I limiti. La meta. Il senso. Un'incognita.
Mi lascio traspostare, anche se la coperta si sposta e mi fa rabbrividire.
E' bello.
Tornare in vita, anche se vita parallela, vita nascosta, vita cintata.
Primavera, autunno, estate, inverno....le stagioni si rimescolano incuranti del loro tempo, del loro spazio.
Forti solo come la natura sa essere, indifferenti al mio mondo circostante, i sentimenti mi dileggiano.
Inopinatamente....
Emma
venerdì 1 ottobre 2010
Dis moi...
Io non credo.
E' la nostra quotidianita' con o senza savoir-faire.
Non ho mai avuto un oggetto transizionale.
Credi me ne serva uno?
Non c'e' niente che riesca a rassicurarmi se non arriva da me.
Sto cercando rassicurazioni all'esterno, da qui la mia fragilita'.
Se mi crolla la convinzione che basto a me stessa soccombero' nella tempesta.
Prima di te ero abituata a stare sola.
A volte questa necessita' riemerge, prepotente, indisponente, ma forte ed autoritaria.
E' il senso di inadeguatezza, il non essere all'altezza.
Ne verro' a capo.
Ma Mad ha ragione, as usual, "in principio e per sempre".
Emma
Donc
Allora,
io sto cercando di resistere, in questo settembre, già difficile solo per il fatto di essere vissuto con il ricordo di una spiaggia in grecia così limpida, calda e semplice, dove vorrei stare, vivere, lavorare, invecchiare, morire.
Mi trovo invece a resistere ai ritorni, ai distacchi, alle cose nuove, ai nuovi imprevisti, all’organizzazione tecnica delle giornate, alle relazioni, al lavoro, alle malattie, alle richieste, ai pianti, ai capricci, ad attraversare tutto possibilmente mantenendo un certo savoir-faire evitando di aprire l’armadio e urlarci dentro, come mi confessano certe mamme un po’ stressate, ma di certo da me comprese fino in fondo.
Alla fine di questo settembre mi sento come mi sento di solito a fine luglio: distrutta dall’aver vissuto un intero anno intenso.
Pochi escamotage di bassa filosofia mi tengono alto il morale.
Alla mattina il nuovo lip gloss kiko 07, mi fa sorridere sulle note del ‘metti tu la felpa ai piccoli?’, ‘e..no, devo mandare una mail urgente’.
I kings of convenience mi accompagnano come sottofondo musicale in tutte le mie sere, insieme al giovanni allevi di joy. Mi fanno stare bene. Homesick mi gira in testa tutto il giorno, è bellissima.
Mi ci aggrappo con una dipendenza da routine di cui solo un bimbodimensionale può coglierne l’indispensabilità.
Mi verso un bicchiere di vermentino di gallura e preparo la cena ai piccoli con rinnovato slancio.
Una storia raccontata con un po’ di enfasi e finalmente il libro dell'evasione attuale, o dieci minuti di silenzio nelle mie mani.
Bassa filosofia transizionale.
Come l’oggetto transizionale dei piccoli che serve ad accompagnarli attraverso i cambiamenti e a farli sentire rassicurati.
Poi ci sono i monoliti della mia vita.
Quelli che sono lì da sempre e attraversano indenni qualsiasi tipo di tempesta.
Anche quelle ormonali.
E tra questi, emmina ci sei tu. Senza la telefonata del mattino nel mio viaggio verso la lomellina, il ticino mi sembra l’acheronte…tò, guarda caronte, ooo ma che brutta cera oggi!
I monoliti possono mutare nella forma certo, le condizioni atmosferiche danno il loro bel daffare, ma la certezza di ritrovarli sempre lì, non ha prezzo.
Quindi ascolta, tu puoi esserti fatta qualsiasi film alla jd di scrubs nella testa, che a me va bene, ma ti ricordo solo una cosa: in principio erano emma e petunia…
p.
Petunia, e' che a volte...
Petu, ieri sera pensavo di lanciarti un post solo cominciato, da proseguire a quattro mani.
Pero' avevo in mente un argomento, chiamiamolo cosi', che si e' inserito tra di noi.
Allora mi immaginavo un post incazzoso, con colpi bassi da entrambe le parti.
Ti rendi conto?
Emma