giovedì 30 settembre 2010

Ricordi..

  


E’ successo che domenica sono andata a trovare la mia nonna.
Ho deciso di andare a piedi.
Una passeggiata per le vie del paese, sola, tranquilla..
La temperatura e’ piacevole, le strade deserte…come lo sono sempre piu’ spesso, a parte negli orari di punta.
Cammino, osservo, penso. Meccanismo ormai automatico e collaudato.
Passo di fronte a luoghi a me cari, io qui ci sono nata, che pero’ non riconosco.
Il bar dove da piccole avevamo il permesso di andare in bici da sole a prendere il gelato per tutti ha chiuso.
Mio nonno voleva sempre il cornetto al whisky…e lo mangiava utilizzando il coperchietto di cartone come cucchiaino.
Mia nonna all’amarena.
Poi andavano alla grande la coppa del nonno e il paciugo…per noi “piccole” bastava anche il ghiacciolo.
Si andava con il sacchetto di plastica e i soldi contati!
Sole io le mie cugine e ci sembrava di fare chissache’.
Ricordo ancora l’odore del bar, in cui i soliti quattro signori sedevano intorno ad un tavolo fumando e giocando a carte.
La luce era fioca, l’entrata dava a Nord, forse per questo. Anche se era piena estate li’ era sempre autunno.
Chissa’ perche’ gli odori mi rimangono cosi’ impressi nella memoria.
Quindi, tutti riuniti in giardino felici e spavalde, a scappare dalle vespe che si posavano sui ghiaccioli (adesso non accade piu’) a nascondersi dal nostro golosissimo cane, ad organizzare gia’ il gioco successivo…l’elastico, il mercato o le Charlie’s angels… Oppure a chiamare le vicine (eravamo in totale 6 femmine) per organizzare un teatro o uno spettacolo serale per raccogliere i soldi per il gelato del giorno dopo.
E quanto eravamo felici quando ci pagavano il biglietto.
Io in quei momenti mi sentivo importante, parte di qualcosa.
E il mio nonno, sempre pronto ad appoggiarci, a disegnare con la calcina il campo da pallavolo.
E lo scivolo strategicamente posizionato sotto il ciliegio.
Quante lunghe estati.
E adesso tutto e’ passato, e’ cambiato, come il paese in cui mi ritrovo a passeggiare che non e’ piu’ come prima.
Si e’ trasformato sotto i miei occhi e adesso a stento ricordo com’era.
Sono gia’ abituata al parco che non c’era che ha soppiantato quella sorta di mattatoio in disuso dove giocavamo a nasconderci e a fare i grandi, visto che ci intrufolavamo di nascosto e gli ambienti erano tutt’altro che accoglienti.
Arrivo da mia nonna, in questo posto che prima non c’era, perche’ forse prima gli anziani si tenevano in casa nonostante le varie patologie e adesso invece lei e’ qui e ha perso anche la voglia di raccontarmi del suo passato perche’ anche lei ormai e’ in un posto che non riconosce.
 
Emma

 

lettera d'amore n. 2


Domani partirò.
E per questo ti scrivo.
O meglio, ti scrivo perché domani prenderò un aereo e quell’aereo segnerà, in un certo senso, la fine di un altro viaggio, di un tango difficile e immortale nella sua dirompente e inattesa espressione creativa, iniziato solo da uno sguardo, che mi hai lanciato mentre sorseggiavo qualcosa al bancone dello stesso locale.
E poi ci siamo sfiorati la punta delle dita.
Un invito delicato e una risposta che era una promessa.
Un inizio lento, una poesia in nuce, che conteneva già tutta la tensione di una follia pura.
Ti ho amato come credo che si debba amare: in modo esagerato.
Innamorata di quell’amore che ti trasforma, intrisa della mia propria felicità.
E ogni giorno era di più.
Ogni giorno era la volontà di bucare lo spazio e arrivarti tra le braccia e sentirci stringere e farci fumo, sacro, indistinguibili nella stessa variazione di azzurro, in un altro tipo di danza.
Domani partirò e ogni volta che ti penserò sarà come tessere una tela, per la densità del sentimento che provo per te, che ti regalerò quando ci vedremo.
‘La trasmissione limpida dei pensieri, la sensazione che in un attimo, qualsiasi cosa pensassimo in due, poteva succedere’.
Fermi in quell’attimo mi piace pensarci.
Tienimi ancora per un po’.
Legata a te.
Ti bacio da toglierti il fiato.
Poi, di nuovo, dimentica.

petu

martedì 28 settembre 2010

lunedì 27 settembre 2010

Eh…la scuola…

 


Eccomi qua, alle prese con la prima elementare e i primi elementarissimi compiti…
Ma il mio pensiero va oltre.
Vorrei essere capace di trasmettere il messaggio che studiare e’ importante ma non per i voti, non per far contenti mamma e papa’, ma per se’ stessi.
Io, che ho subito anche la scuola, farei qualsiasi cosa per farla vivere nel modo migliore.
Si’ perche’ i voti sono sempre stati un incubo. Mia mamma ha sempre preteso almeno il 7 in orale, almeno…e accettava solo il 6 in matematica.. per forza….
Capite? Io studiavo per prendere dei bei voti. Il confronto perenne con le compagne di classe…(che faceva mia mamma: “e la C. cos’ha preso?”)
Nightmare….
E io sempre a studiare…mi alzavo alle 4 del mattino per ripassare….ma per cosa??
Tutto sbagliato.
Mi sono passati tra le mani un sacco di libri  che ho riscoperto dopo, perche’ allora non erano un piacere, erano un peso.
In quel periodo vivevo come sospesa…che spreco ragazzi..
Forse serve una sensibilita’ innata per scoprire questo aspetto della scuola.
Pero’, avrei voluto incontrare qualcuno che almeno avesse provato a dirmi “guarda che c’e’ altro…”.
Il liceo…Letteratura italiana, inglese, francese e tedesca….per cosa??? Per ritrovarmi poi all’universita’ a riprendere i libri delle superiori e cercare spunti e nozioni su cio’ che finalmente avevo scoperto… il vero piacere della lettura. Per scoprire che anche se non mi era piaciuto il Goethe de I dolori del giovane Werther, ho fatto delle Affinita’ elettive uno dei miei migliori compagni di viaggio… E Jane Austen???? Solo intravista e adesso vorrei fosse vissuta di piu’ almeno avrebbe scritto di piu’…. E Stendhal??? Si’, Il Rosso e il Nero, la Certosa di Parma…ma io ho scoperto poi da sola Armance e l’ho adorato…e le Lettere Persiane di Montesquieu…I saggi di Montaigne..e Flaubert??? Io non lo so, se la mia prof di francese fosse stata meno attenta ad abbinare la montatura degli occhiali alla pelliccia, forse ne avrei tratto maggior beneficio.
Si’ perche’ io amo la letteratura francese…e l’ho scoperto da pochi anni.
Tra poco la grande imparera’ a leggere, che meraviglia.
Ma come farle capire tutto questo??
Alla fine magari sara’ piu’ sensibile di me e lo scoprira’ da sola …speriamo!
 
(Passivamente) Emma


 

domenica 26 settembre 2010

vanno bene due euro? (reloaded)


Panificio di Via della Commenda.
Porte aperte per far entrare un po' d'aria, nella metà pomeriggio di un'estate milanese.
Entra anche una signora anziana. 
Chiede qualcosa che dice di dover portare in ospedale, lì vicino, alla ragazza ventenne dietro al bancone.
'Sono 2 euro e 90 centesimi', sento, mentre aspetto il mio pane.
'Ho due euro, non ho la borsa con me. Vanno bene due euro, eh? Poi posso tornare. Vanno bene...'.
Rincorrersi di occhiate tra le tre carnefici ragazze inconsapevoli.
'Vanno bene due euro?', continua a chiedere la signora.

Non stava elemosinando. La sua confusione era visibile anche ad occhi inesperti.
Era confusa.
La sua testa, il suo corpo, il suo incedere, i suoi gesti, la sua aura, tutto era confuso come solo l'incipiente malattia mentale può confondere.
'Vanno bene due euro?'.

Dannata generazione di commesse incantate, vanno benissimo due euro!
Ne avrei pagati cento per non dover assistere ad un empasse così privo di compassione, da chiedermi come diavolo siano state cresciute queste tre sciagurate.

Pago il mio pane novanta centesimi in più.
Ma il mio sconforto rimane il medesimo.

 


petunì

venerdì 24 settembre 2010

Allora...

...tra me e me.
Ho capito. 
So cosa c’e’ che non va.
Rifiuto, silenzio, indifferenza.
Inaccettabile.
Quindi nemmeno cerco un rimedio. Non ne sono in grado.
Levo le tende.
Per un po’ lascio e vado, vado a consolarmi.
Non sono triste.
Sono consapevole.
Se avessi ricercato il centro sarebbe stato tutto diverso.
Petu, lo so che tu vuoi cercare di capire, ma qui non c’e’ niente da capire.
Vedi, o si decide di buttare tutto addosso ad un capro espiatorio inconsapevole e che, cosi’, diventerebbe vittima, oppure ci si carica la responsabilita’ sulle spalle e si comincia la salita!
E’ tutto irrazionale ma e’ reale.
E tutto questo violento moto interno va contro la mia volonta’.
Sono un ariete testardo e non sono capace di far finta di niente.
Quindi pausa terapeutica, anche se sono certa che ogni tanto saro’ qui a sbirciare, ma sara’ un esserci passivo.
Gia’ non vedo l’ora di tornare…
 
Emma
 

giovedì 23 settembre 2010

Commento al diluvio...

La pace, il sereno, il centro….felicita’.
Lo sai che per me sei una super donna per tutto quello che fai e lo penso da sempre.
Il tuo cambiamento interiore e’ notevole, la scelta di ricercare l’equilibrio e’ invidiabile, la forza con cui hai affrontato tutto questo..ammirevole.
La guerra, il temporale, la destra contro la sinistra e…..si’, anche la felicita’ ma o a destra o a sinistra…io per ora rimango cosi’.
Non sono pronta per il centro.
Adesso meno che mai, adesso che forse servirebbe piu’ che mai.
Sono troppo abituata alle lotte interiori, ho quasi paura che ci sia il vuoto oltre le dolomiti…
Cerco chi mi fa stare male, chi mi disorienta, chi mi tiene testa e chi, invece di tendermi la mano mi da’ una spinta nel vuoto.
Ma va bene cosi’.
Io ho te come centro.
Sembro un parassita…
Ma non sono sempre cosi’, questa e’ la parte piu’ impegnativa…c’e’ una destra e una sinistra, sono ugualmente invasa dalle emozioni positive che da quelle negative.
Mi commuovo per due parole gentili e piango per un silenzio.
Teso, si sta cosi’ bene al centro?
 
Emma

martedì 21 settembre 2010

il diluvio


Non lo so bene quando ho iniziato a cambiare.
Ma so che ho iniziato a farlo perchè non mi piacevo più. 


Mi sentivo inadeguata. 


Io che avrei voluto un carattere come lo scafo di una nave, barcollavo come un guscio di noce, che una minima increspatura d'acqua mi sembravano le dolomiti marine.


Non andava bene.


Le mie oscillazioni erano ampie e i miei ritorni anche più rari.


Sempre così legata al passato, in cui le me stesse appena lasciate erano migliori, più coraggiose, invidiabili, più meritevoli di bene e attenzioni che non la me stessa attuale. 


Probabilmente immersa in una empasse dubitativa sul da farsi futuro.


Così incerto e ostico.


L'accondiscendenza per racimolare consenso, poi, faceva quasi tenerezza.


Come l'arrendevolezza. 


Dall'abbattimento del conflitto e dalla ritrosia al confronto mi sembrava potesse dipendere la mia stessa sopravvivenza.


Vivevo tra le righe.


Con una spinta forte, però. A fare, provare, conoscere.
Che non sapevo gestire bene, ma sentivo irrompere.


Poi sono passata attraverso gli anni, attraverso le persone e le cose e mi sono accorta di loro e ho carpito idee, condiviso esperienze, chiesto aiuto, abbattuto aspettative.


Ho capito e creduto.


Ho chiuso con il passato, senza farci i conti, ma la pace.


Ho spostato la freccina del barometro-umore su sereno stabile, perchè lì voglio che stia.


Ho iniziato a scegliere. Per esempio di stare con le persone che mi fanno stare bene. 


Succede ancora che alcune mi facciano stare male, succederà sempre. 


Ma ormai io sono cambiata.
Ringrazio, saluto e mi allontano con passo fermo e dignitoso e sorriso sulle labbra.


E ne vado troppo fiera.


Le emozioni mi fanno da fertilizzante.


Amo forte, odio forte, mi entusiasmo e mi smonto senza necessariamente pensare di avere un disturbo bipolare.


Perchè ritorno sempre al centro.


Se potrò aiutare qualcuno, prima o poi, questo sarà il senso della mia vita.


Il piacere vero per le piccole cose rilegge il rapporto con le miserie quotidiane.


Sono diventata più paziente.


Faccio programmi che arrivano a malapena alla cena di domani sera.


Sono felice.


Io, nella mia piccola, piccolissima vita, sono felice.


(Nonostante tutto)


 


petun

Per te


Sai che non mi ricordo come ci siamo conosciute?
Ho viva un'immagine di te in discoteca con abitino nero stile impero che ballavi latino americano.
Poi ero in montagna con M. a studiare (che poi non ho studiato un cavolo) e le dicevo che ti dovevo chiamare perche' dovevo sapere come stavi.
Non so perche'.
Era il periodo della tua storia tormentata come la mia e io capivo e dovevo condividere.
Da li' credo sia nato tutto.
E quando ti ho chiamata da una cabina della metro sconvolta perche' non potevo tornare a casa conciata cosi'....stravolta come sempre da emozioni che adesso mi fanno sorridere. Sono venuta da te e siamo andate a mangiare una pizza.
E quando venivo a casa tua di sera...mi ricordo il leggio. E tutte le nostre penne...
E quando mi hai strappato le sopracciglia...
E politica economica...sempre in montagna...disperate, con la voglia di superare l'ultimo esame che sembrava impossibile.
Quando chiamavi casa e ti veniva il magone mi facevi troppa tenerezza.
Be' alla fine l'abbiamo superato!
E le conferenze per la mia tesi? Mi accompagnavi...grazie teso.
E la tua fulminea esperienza del vivere da sola...a casa tua a mangiare cinese..
E poi, in uno dei periodi piu' importanti della nostra vita, tra cambi date, decisioni imposte...abbiamo subito insieme. E quel giorno eravamo entrambe assenti, io per te e tu per me. Settembre, il tuo e' passato il mio sara' tra poco.
E poi il tuo terrazzo..sms...maschere, creme..sms, sms, sms, credo che non ci siamo nemmeno parlate...troppi sms...
E Hello Kitty, giugno, l'anticiclone..
E i dolori, i lutti, cosi' profondi e pesanti e che ci portiamo ancora dentro.
E la gioia della vita...
E adesso ancora insieme.

Emma


 

lunedì 20 settembre 2010

Effetto boomerang


Alla faccia della tua teoria “evoluzionistica del ricorso storico”...
No, non funziona. Dovrebbe ma no.
Pero’ adesso basta.
Un principiante lancia il boomerang e, causa l’inesperienza, puo’ capitare che questo non torni o che lo centri dritto in faccia.
L’esperto, chiamiamolo cosi’, sa giocare, conosce regole, trucchi, trappole, che ne so, il vento, il sole che abbaglia, insomma, e’ pronto ad affrontare e superare gli imprevisti.
Il boomerang gli ritorna in mano.
Pero’ se l’esperto, chiamiamolo sempre cosi’, ma a questo punto, e’ solo qualcuno che ha esperienza ma non ne ha tratto insegnamento, gioca a boomerang tanto per giocare, prende tante di quelle mazzate in faccia che forse alla fine decide di smettere.
Sono troppo incazzata oggi.
Petu, ieri pensavo di mollare tutto.
Se sono qua per essere in perenne conflitto con me stessa, per sentirmi stupida e ingestibile non va bene.
Andava bene qualche anno fa.
Adesso no, non posso accettare questa sensazione.
Il passaggio decisivo e’ dominare e non subire.
Se riusciro’ in questo ok, altrimenti dichiaro fallimento.

Riassumendo:


"Se vedrai qualcuno dedito al ventre strisciare per terra, non è uomo quello che vedi ma pianta; se qualcuno come Calipso rimane accecato da vani miraggi della fantasia e succube di seducente incantesimo, fatto servo dei sensi, non è un essere umano quello che vedi ma un bruto.
Ci invada l'animo una certa sacra ambizione così che non contenti delle cose mediocri aneliamo a quelle elevate, e ci sforziamo di conseguirle con tutte le forze (allorché possiamo se lo vogliamo)."


In questo periodo sono molto Pico della Mirandola ma con un pizzico di Sartre....



Emma

domenica 19 settembre 2010

Colpa mia..


Che brutto quando tendi la mano e nessuno se ne accorge.
Forse il modo di tenderla e' sbagliato.
E' li', aperta, timorosa, ma... nascosta dietro la schiena.
Si affaccia timidamente nel modo sbagliato.
Si', lei sa che vorrebbe essere stretta, ma esce allo scoperto con le dita serrate.
Sembra un pugno, non un un invito.
Credo ci voglia un'incredibile sensibilita' per accorgersi che le dita si scioglierebbero alla prima carezza.
Anzi, forse solo un veggente se ne accorgerebbe.
Intanto, quando nessuno vede, apro la mano e accarezzo il vuoto che c'e' in essa.
Ancora una volta consolo e perdono me stessa, cosi' incapace di mostrarmi.
Emma

venerdì 17 settembre 2010

Nuove sensazioni....


Perche' mi piace stare qui?
Perche' provo un nuovo senso di liberta'
Mi sento libera dalla forma.
Belli, brutti, carini, alti, bassi, chi lo sa e spt chissenefrega.
Qui trovo l'egoista, il colto, lo scrittore, il matematico bimbodimensionale, il dolce, il premuroso, il gentile, l'odioso.
Sia al maschile che al femminile.
Non mi interessa altro.
Io potrei essere chiunque nella forma.
Nella sostanza sono libera di esprimere quello che sento.
Piacero' o non piacero' per questo.
Un nuovo tipo di scelta, di predisposizione verso l'altro libera dal pregiudizio della prima impressione.
Se mai dovessi stancarmi basterebbe un click e non ci sarei piu' e potrei ricomparire in un altro tempo sotto forma di ortica (!) e non di margherita, liberamente.
E' una bella sensazione.
E' una bella lezione.
Emma

Post it per me

Come si evolvono in fretta e come cambiano i  miei stati d’animo.
Ieri sera pensavo ad alcune cose…oggi al contrario di queste.
Basta un niente e tutto cambia.
Si’ lo so, non state capendo di cosa stia vaneggiando, forse questo post e’ piu’ per me stessa.
Un appunto per il futuro.
Perche’ mi metto da parte?
Perche’ non mi sento all’altezza?
Boh, vallo a capire.
Pero’ questa cosa comincia a starmi sulle palle.
Emma

martedì 14 settembre 2010

tributo


'Non sono ancora pronta!'. 


Tenta, l'arrendevole.


Ma l'impetuoso compagno non si scoraggia: 'Questo tango s'ha da fare. E lo si fa! E per bene!'.


Prepararsi al tango è come vestirsi per la corrida. 


Inizia quando ci si veste.


Questo lei lo sa. 


Quando lo ha avuto di fronte ha riconosciuto la cura nell'allacciarsi i gemelli, la lentezza nel pettinarsi, la serietà della cerimonia. 


E per questo lei si è lasciata portare. 


'Portami tu. Che lo sai'.


Certo che lo sa, lui.


Ballare il tango è come amarsi, perchè ciascuno dei due fa fare all'altro ciò che gli riesce meglio, ciò che lo rende migliore.


Ballare il tango significa conoscersi bene. 


Ma, a volte, succede che si balli divinamente insieme senza conoscersi affatto, solo dandosi fiducia. 


E la fiducia fa la magia di colmare la distanza delle reciproche estraneità.
 


Portami tu, questo tango è stato scritto solo per noi. E già vorrei non finisse mai.
 


(ti bacio di baci aulenti. Che ti possano ubriacare. Poi dimentica)

p.

Sopraffatta.


Calma, calma, continuo a ripeterlo, una cosa alla volta si fa tutto.
No.
Ormai il mio cervello e’ un’agenda strapiena di appuntamenti, cose da fare, memo….non c’e’ nemmeno una riga libera.
Anzi, parlare d’agenda presupporrebbe una certa organizzazione, invece qui vige il caos più totale, anzi letale.
Letale per i miei nervi.
Ho sempre ammirato quelle persone la cui giornata sembra durare un numero infinito di ore o addirittura di giorni. C’e’ una formula magica che non conosco per far sì che anche le mie si adattino alle mie necessità?
Si parte alle 6:30 e non si finisce. Sì, perché anche quando mi impongo di andare a dormire presto (le 23) come ieri, appena tocco il letto la Petite si sveglia. Lo so, lo so, e’ matematico che ciò avvenga. Mi faccio forza e la trascino nel lettone. Per fortuna si riaddormenta subito e io forse prima di lei. Risultato: volo dal lettone…e’ matematico anche questo??? Cazzo, alle 3 si sente il tonfo e lo strillo acuto e tu che non capisci da che parte ha picchiato…e l’altra che si sveglia e ti rimprovera pure perché hai attentato alla vita di sua sorella… e’ vero, mi sento una cretina.
Ghiaccio, acqua, due parole per tranquillizzare la grande, coccole alla Petite…sono le 4:30.
Mi sembra di chiudere gli occhi per un solo istante e la sveglia impietosa suona.
Ok, va tutto bene. Ripartiamo..con calma….scuola, lavoro, INPS, banca, regalo per R.,materiale mancante per scuola, rientro, bagni, cena, nanna, risvegli, e voli dal lettone, no, non ce la posso fare.
E qualcuno mi ha chiesto se non sono libera? Mi sento incastrata tra le mie scelte. Scelte consapevoli, volute, desiderate, ma incatenanti. Il meccanismo e’ inceppato…mi serve quel qualcosa per fare il passo in più.
Quel passo che mi permetterebbe di essere sopraffatta in modo equilibrato e sano!
Emma

lunedì 13 settembre 2010

parco


Bimbo 1: 'Guarda! Una cuccinella morta qui così in fondo allo scivoloo'.


 


Petunì: 'Poverina!! Dobbiamo fare qualcosa! Facciamo un funerale vichingo! Forza, cercate tanti sassolini, che dobbiamo fare un tumulo'.


 


Finiamo il tumulo con tutta la sacralità che un rito del genere comporta.


 


Bimbo 2: 'Metto un po' d'ebba (erba) sopla'.


 


Bimbo 1: 'Sì ma non schiacciare cosìì, che se no muore di più!'.

Questo si perde, crescendo.

p.

venerdì 10 settembre 2010

Brevemente...

Nasce l’alba…ti somiglio
E' mattina, e’ tempo di preparare il terreno…
Un po’ piu’ tardi gettiamo i semi….
Per il resto della giornata ce ne prendiamo cura.
Saranno Petunie o ortiche…..
Be’ mi sembrava di aver gettato solo semi di petunia…
Tardo pomeriggio il primo germoglio….no, non sono petunie.
Non ce ne siamo presi cura nel modo corretto…forse li abbiamo bagnati troppo all’inizio e lasciati seccare alla fine. 
E no, sono ortiche, pizzicano.
Le ortiche sono piu' forti.

E adesso?
Tramonto….forse non e’ vero che ti somiglio.
Notte…passero’ la notte a pensare se sradicare le ortiche…

Emma

giovedì 9 settembre 2010

insieme


Camminavo di sera nel vento caldo greco per questo piccolo agglomerato urbano, talmente disordinato da sembrare surreale.


Poltrona in mezzo alla stradina con ragazzo che guarda la tv insieme ad amico seduto su motorino scassato.


Signora anziana  che taglia fagiolini, vestita di nero, su sedia in legno bianca, fuori dalla porta di casa.


Luci di minimarket aperto 24 ore su 24. 


Bouganville viola violenta sul lato della casa. 


Profumo e sfrigolare di pesce alla griglia. 


Vociare di ragazzi inglesi con birre in mano.


Piccolo altare commemorativo ortodosso.


Panni stesi che svolazzano in faccia.


Flussi di coscienza come anticicloni delle Azzorre.


Giro verso il mare. Altra stradina.


Fuori sui gradini di casa, un gruppo di donne di età variabile.


Parlano, ridono. 


Bambini piccolissimi addormentati in braccio.


Un altro un po' più grandino su di un passeggino, anche lui addormentato.


E parlano, ridono, si scambiamo gesti affettuosi. 


Si conoscono tutte da tempo.


Raccontano una storia di antichissima condivisione e aiuto reciproco. 


Di consuetudine.
Che da noi ci scordiamo.


Che avrei voluto vivere anch'io quando è stato il momento, ma non ho vissuto.


E sono stata così sola mentre avrei dovuto essere insieme, da trovare (anch'io) l'infinito finito.


E' lì che ho iniziato a pensare che mi sarebbe piaciuto fondare e vivere in una comune.
Comprensione, rispetto reciproco, collaborazione.


Spazio per donne che crescono i loro figli sostenute dalla trasmissione dell'esperienza, dai gesti affettuosi, dalla condivisione del quotidiano, dall'aiuto corrisposto.
Dal sorridere delle stesse difficoltà.


Tutt'ora mi piacerebbe.
 


Forse avrei il latte per la colazione di domani mattina, che ho scordato di comprare. 


E forse non brinderei al mio test da sola bevendo Martini bianco alle 11,30 di sera.


Alla luce del frigo aperto.


Senza oliva.


p.

Offline, off mind, simply off....

Offline, off mind, simply off....That's the kind of moon I'm in..
Emma

lunedì 6 settembre 2010

università 2


Questo gradito incitamento che sento intorno a proposito della mia possibile ripresa degli studi universitari, perde la sua valenza e la sua carica di rispetto davanti all'evidente incapacità-impedimento, sempre più probabile, di accedervi, ai sacri studi.


Oggi mi sono alzata all'alba per raggiungere il capolavoro architettonico di postmodernismo industriale che è l'università di Milano e buttarmi nella bolgia (1.500? 2.000? 20.000??) di neodiplomati tremebondi e piercing addicted in fila per tentare di superare il test di ammissione ad un corso di laurea a numero chiuso.


Mi sono preparata per questo test, mi sono esercitata nelle varie aree tematiche previste per il superamento della prova. 


Posto che per la matematica ho lo stesso rapporto che Sisifo ha con la sua pietra, ho affrontato anche lei.


'Ma tanto mica c'è solo matematica'.


No, difatti: 20 domande sulla comprensione di testi, naturalmente ostici. Benissimo.


Il resto logica e matematica. 


Non c'era una domanda di cultura generale. 


Sì, forse Verga era citato per essere messo in relazione ad un suo romanzo, ma anche lì, in una proporzione con x e y.
 


Mad, mi leggi?


Veramente la soluzione di un'operazione logaritmica o di un'equazione di x° affonda la sua sonda così in profondità in me da scandagliare attitudini, inclinazioni e capacità, che guarda caso vivono agli antipodi?


Se risolvo la sequenza di Fibonacci, cosa emerge di me, il minimo di cultura generale per averla riconosciuta o la mente svelta che risolve un quesito matematico? 


Nulla, quello che importa è la risposta giusta nell'intervallo tra la 1 e la 5.


Non so.


Ho già una laurea e il risultato della prova lo prendo come viene. 


Per quei ragazzi non è così, è la loro carta da giocare, la loro grande opportunità. 


Davvero chi non supererà questo test così madmath oriented non è meritevole di essere ammesso ad un corso di laurea di una disciplina umanistica, praticamente, mentre tutti quelli che passeranno sì?


Perchè allora non fare una valutazione allo scadere del primo anno, che lì ha un senso vagliare capacità, intenzioni, risultati?
 


Oggi mi sono dispiaciuta per tutti quei ragazzi che non lo passeranno pur avendo capacità, voglia di studiare, voglia di vivere l'università (uno dei luoghi più culturalmente vivi che puoi trovare, poi inizi a lavorare e inizia il deserto dei Gobi) e magari riuscire a diventare dei validi professionisti in quella disciplina.

Forse che la risposta sta nella citazione 'La matematica è un'ostentazione di audacia della pura ratio. Uno dei pochi lussi oggi ancora (im)possibili'?
Sì, però...mondo boia...
(per non finire troppo perbenisti)
p.

Cito Rebusrebus



 "Ecco voglio diventare forte per respingere tutto quello che non voglio mi travolga."


Emma, rubato a Rebus.....
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domenica 5 settembre 2010

sindrome premestruale



Oggi mi sento come Luigi XVI Capeto nelle prime fasi della Rivoluzione Francese.
Ogni argomentazione è inutile contro la volontà di vendetta del popolo furibondo.
Il mio destino è già stato scritto, in obbedienza a un dettato infernale d'odio e indifferenza.
Perchè continuare ad argomentare da persone ragionevoli, quando tutto il peso della storia ti si avventa contro, con il furore cieco di travolgerti?
Che senso ha dare spiegazioni, cercare di convincere chi si muove sotto la spinta delle emozioni più incoscienti?
Tutto è perduto, che la mia testa rotoli nella polvere...
L'irrazionalità mi fece re; l'irrazionalità più ferina mi sia carnefice.
Morto il Re. Evviva il Re!
Unico desiderio: che il futuro e la storia carnefice sappiano riconoscere qualcuno dei pochi meriti che io stesso mi attribuisco.                
    
                                                                  Sudditi adorati,
                                                                  nonostante tutto vi amo,
                                                                  Francesi, miei consanguinei.
                                                                  Luigi XVI Petunì Capeto


venerdì 3 settembre 2010

Che fastidio....


Quante persone interessanti si possono incontrare nei posti piu’ inaspettati....anche qui.

Si’ perche’ alla fine il commento di veste o come si chiama che mi aveva lasciato tempo fa qui lo copio per vostra conoscenza:
 
“su splinder ci sono solo persone complessate,piene di problemi e sfigate!! vedi tu p.s. io non scrivo blog,a che pro scrivere banalità che non interessano a nessuno?”
 
e’ come il fatidico sassolino nella scarpa.

Che fastidio…

Potrei considerarlo un consiglio come un altro, un differente punto di vista……no… fastidio, fastidio, fastidio.

Complessati, sfigati, pieni di problemi, tutto insieme??? Oppure sono le diverse categorie di persone che potrei trovare?

Io ho i miei complessi, ho le miei sfighe e ho anche i miei problemi e sai una cosa, per questo motivo mi sento normale e ho delle cose da dire a chi le vuole leggere o ascoltare.
Non e’ un’imposizione!!!

Ma tu chi sei????? Un super eroe?
 
Banalita’…forse, e’ tutto cosi’ relativo! Ognuno di noi guarda il mondo attraverso i suoi occhi e legge filtrando con la propria esperienza. Non mi sento di giudicare nessuno.
 
Mi sono sfogata abbastanza e la scarpa e’ tornata comoda!
 
Emma

giovedì 2 settembre 2010

destini incrociati, eh sì


C’è una trasmissione che mi piace su Radio24, a volte riesco ad ascoltarla, si chiama Destini incrociati.
‘Destini incrociati!’, dice una voce calda e suadente accompagnata da un jingle che ti fa pensare ad un momento epico.

Racconta ogni giorno di incontri spesso casuali tra grandi uomini, o grandi donne, che insieme sono stati in grado di produrre opere, o hanno portato a termine imprese, di qualunque genere, straordinarie.
E insieme hanno cambiato la storia.
Un po’ quello che è successo tra Emma e me, anche se di ciò la storia se ne deve ancora accorgere (ma è perchè non siamo ancora uscite allo scoperto).
Qualche giorno fa ho ascoltato dell’incontro tra Vinicius De Moraes, poeta, cantante, compositore, drammaturgo e diplomatico brasiliano e Tom Jobim, pianista e compositore, che insieme diedero vita alle più famose canzoni del panorama musicale brasiliano (La ragazza di Ipanema è solo un esempio).
La cosa che mi ha colpito di più, però, di tutto il racconto, è che Vinicius, morto a 66 anni, si sposò NOVE volte.
Quindi, immaginando che abbia iniziato a 20, ogni 5 anni, più o meno, convolava a nozze.
Interrogato sulla sua vivace vita sentimentale lui rispose: ”L’amore-passione, per sua stessa natura, è destinato ad esaurirsi, ma per me è l’unico modo di concepire l’amore”.
E ancora: “E’ come se tutte le mie donne mi avessero depositato l’una nelle braccia dell’altra”, e mentre ascoltavo l’intervista mi facevo il film di questa fila di donne una di fianco all’altra rassegnate e pronte a scadere come la maionese e a passarsi il testimone, senza battere ciglio.

A pensarci bene avrebbe anche potuto non sposarsene neanche una e amarne 300. Invece no, le ha volute fermare, catturare. Tributo o volontà di possesso?

Mah, di bello c’è che è da qualche giorno che la colonna sonora di ogni mia attività è la bossa nova ed esco dall’esselunga a passo di samba.
Mica male per un 2 di Settembre di nuovo inizio, gelato come un merluzzo del Baltico.

petunì