Una settimana, e partirò anch'io.
'Non so se voglio tornare, quest'anno. Sto là...'.
'Si potrà mica vivere di sola feta'.
'In questo momento ho la forza solo di affrontare una società semplice'.
petunì
Il tempo per leggere, come il tempo per amare, dilata il tempo per vivere. Blog sentimentale.
lunedì 25 luglio 2011
pensiero greco
giovedì 21 luglio 2011
domenica 17 luglio 2011
va bè
Dissi l'anno scorso che sconto in vita il peccato di presunzione di aver pensato di poter avere quanti figli avessi voluto.
Evidentemente, sono scaduta come le uova dimenticate in frigo dietro la scatola del formaggio, che quando leggo la data, ho quasi paura a prenderle per buttarle via, col casco e i guanti degli artificeri, che mi detonano in mano.
Ma che passaggio naturale, mi si drizzano i capelli in testa.
In realtà è qualcosa che, quanto meno a me, sta sulle palle in un modo tremendo.
Il che non significa affatto che creda non sia giusto
Lo è.
La natura è correttissima nello stabilire i tempi (benchè stronza nell'elargizione dei favori per genere).
Ma l'idea della scadenza, quando arriva, è insopportabile.
Nella mia prossima vita, ponendo l'università come irrinunciabile e finendola sui 24, volendo lavorare quei 4 anni dignitosi, a 28 mi sposo e ho il primo-gemito / a 29 il secondo / a 31 il terzo / a 33 il quarto.
Arrivo così sulla soglia dei 40 con l'ultimo alle elementari, per poter dare libero sfogo all'altro fenomeno naturale che si chiama Autoaffermazione dei 40 (pernicioso per le madri, ancora di più per i figli, che si salvano solo se sono già fuori dalla zona imprinting).
Fa niente.
Meglio non fare considerazioni troppo profonde (!?) in questo periodo.
Sta finendo il mio anno...mancano due settimane e 3 sono le cose che so di voler fare:
- uscire con te martedì sera
- andare al concero di Ruben Blades il 27 al Festival
- prendere l'aereo che mi porta in Grecia (dalla quale non so se vorrei tornare, questa volta)
petu
giovedì 14 luglio 2011
Coinvolgimenti emotivi
Caspita…ieri dovevo terminarlo, cosi’ ho fatto l’una.
Una sensazione di ansia, mista a rabbia, frustrazione e tristezza mi teneva incollata a quelle pagine infinite.
Volevo arrivare all’ultima, al lieto fine, per forza.
Adesso avrei bisogno di qualcosa di non impegnativo, di assolutamente leggero e non coinvolgente.
Vero e’ che per appassionarti a questo libro devi essere donna, devi essere madre, devi aver vissuto certe situazioni per penetrare questo contesto cosi' emozionalmente faticoso e delicato.
In piu’, teso, ho scoperto una cosa su casa nostra:
Margherita: Innocenza
Petunia: La tua presenza mi consola
Non ti sembra perfetto?
Emma
lunedì 11 luglio 2011
Leggo la notizia sul Corriere: “Verga riposa nel degrado”.
Be’…poi l’articolo descrive il degrado in cui versa l’intero camposanto, degrado che non discrimina..
Quando ero piccola tutte le domeniche mi portavano al cimitero dove riposano i miei nonni.
Mentre mio papa’ si occupava di cambiare i fiori, io mi impossessavo di quelli scartati ma ancora accettabili e li portavo su una tomba dimenticata da tutti.
Un bambino morto in fasce. Nato il mio stesso anno, mi chiedevo in continuazione perche’ nessuno si occupasse di lui.
Mi prendevo cura della sua dimora eterna, soffrivo per la sua trascuratezza.
Poi un giorno, a distanza di molto tempo, non l’ho piu’ trovata.
Estumulazione credo..credo che i suoi resti siano stati spostati in quei piccolissimi loculi che raccolgono solo le ceneri.
Insomma, non era Verga, ma era degno di identico rispetto.
Cosi’.
Emma
venerdì 8 luglio 2011
ultimo
L’ambulanza sfila piano e silenziosa sulla provinciale grigia.
Si ferma, mi aspetta a lato della strada, ho preso un rosso.
Che gentili, non mi sembra possibile.
E’ stato organizzato il trasferimento di mia mamma in una struttura dal nome mitologico, attrezzata per accogliere pazienti…così, il cui grado di coscienza è, si spera, pari a zero.
Tecnicamente si chiamano Pazienti in Stato di Coma Vegetativo.
Il dottore che ha la responsabilità del nuovo insediamento si dà un gran daffare.
Arriva un esercito di infermieri da tutte le parti del mondo: un signore messicano, una signora dell’est, una signora colombiana (Sudamerica batte Est-Europa 4 a 1, alla fine, escludendo il Far-East).
Tutti bianchissimi, tutti ordinatissimi, tutti organizzatissimi e capacissimi.
Mia sorella sparisce con il dottore, mia mamma nel suo letto nuovo, io nella parete del corridoio.
Vado all’ingresso, dove delle enormi vetrate sul giardino danno l’impressione di essere in quei patii in stile liberty della Belle Epoque.
Mi prendo un tè e mi guardo intorno.
E significa progresso, in questo occidente da bere, riuscire ad aumentare la vita media di un individuo.
Bene, assodato.
Però una cosa è contare quanto tempo passa da quando dicono ‘E’ nato’ a quando dicono ‘E’ morto’, un altro è dare uno sguardo alla qualità di questa vita che viene miracolosamente allungata, ma non sempre è degna di essere vissuta.
Suvvia, cerchiamo di essere pragmatici: non importa COME, importa vivere.
Va bene.
Vengo richiamata per rievocare la vita intera della mater nel giro di un questionario, che mi sorprende anche un po’.
Mia sorella e io ricordiamo, sorridiamo, piangiamo.
‘E’ normale’. Grazie, Signora Psicologa, sì, lo pensiamo anche noi, ci sentiamo molto normalmente tristi in questa occasione.
Le farete ascoltare le canzoni anni ’50. Va benissimo, piacciono anche a noi.
Io adesso devo andare, però.
Lo sento. Sale. Piano. Mii succede sempre.
Anche al pranzo di Natale.
Anche al mio matrimonio.
Io, ad un certo punto, devo andare.
Guido verso il lavoro (ma che cavolo ci vado a fare?!) e ascolto gli Stadio.
E ripenso alle due signore anziane che ho visto poco prima, sedute sul divano dell’ingresso abbastanza vicine da poter essere considerate intime e piacevolmente allietate da quella intimità, così dignitosamente presenti nelle loro camicette a fiori, nelle loro collane di perle, con i capelli bianchi di lacca e i rossetti accesi.
Parlavano fitto fitto, ridendo discrete.
Così, mi piace immaginare che possa andare, invece.
Petu
lunedì 4 luglio 2011
agape
Uh, non hai esternato.
Piuttosto strano, mi sono collegata questa sera per leggere un po' di resoconti e invece nulla.
Non mi devo preoccupare, vero?
Farò un paio di considerazioni, allora, che tu smentirai puntualmente, perchè sei mia amica e mi vuoi bene.
Placato il mio animo in subbuglio, continuerò a percorrere i miei piccoli binari rinfrancata nell'amor proprio.
Dunque, Prima Considerazione: dovrei fare la casalinga.
Ossia, solo la casalinga. Beh, certo continuare a studiare, ma siccome sto diventando un orso, non sopporto e non so più gestire i minimi imprevisti della vita quotidiana (non ti dico le tragedie) e sembra che ultimamente, diciamo negli ultimi 3 anni, stia bene solo a casa mia, viene spontaneo riassumerlo.
E poi sono tutelate per eventuali infortuni domestici e hanno la pensione.
Starei tutto il giorno con le mie spugnette color lavanda e Mastro Lindo.
Mi sento tagliata per questo lavoro!
Seconda Considerazione...la faccio domani che sono troppo stanca...
p.