Vorrei un luogo dove l'infanzia possa essere considerata consuetudine e gli spazi siano adatti a dare libero sfogo alla creatività.
Dove l'infanzia sia normalità.
Semina.
Attesa.
Raccolto.
Un luogo in cui sia accolta dalla curiosità del nuovo contro il contenimento da aspettative.
Dove le attitudini e i sentimenti sperimentino fino a definirsi al di là delle distorsioni che discendono dalla volontà di possesso.
Non è qui.
Petunia
Teso, ma tu l'hai costruito uno spazio cosi'...
RispondiEliminaChe succede?
Emma
Appunto, che succede?
RispondiEliminaPerchè l'amaro si sente tutto.
Petunia credo sia sensibile alle notizie di attualità che riguardano il settore.
RispondiEliminafede
che bello trovarvi tutti e tre questa mattina, mi sono sentita a casa, tra amici!
RispondiEliminaSì, è vero cerco di fare in modo che sia così, ma poi esco da qui e trovo il deserto delle intenzioni.
E' la naturalità della dimensione che è lontana. Non è solo il seggiolone che manca al ristorante.
E' che se lo mettono, comunque non basta...
ma il discorso è lungo.
E poi i genitori stessi (ma mi ci metto anch'io, non sono poi così super partes), con queste aspettative, con queste paure che riguardano solo la loro vita vissuta e andata.
Si ha per figli persone nuove, da scoprire, non è detto che ciò che ha fatto soffrire noi faccia soffrire loro.
Certo avvalersi dell'esperienza è indispensabile.
Ma per renderci tutti liberi non per ingabbiarci nei nostri schemi generazionali.
Grazie cari.
petunia
fede mi puoi scrivere una mail a marielene1024@gmail.com?
RispondiEliminagrazie petun
Partecipo con una leggerezza: http://www.youtube.com/watch?v=p8jpl3T0NI8
RispondiEliminaEh già è vero, ci sarebbe bisogno di maggiore sincerità.
RispondiEliminasincerità di cosa??
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