martedì 6 settembre 2011

Irriducibili


Ho letto La solitudine dei numeri primi e ho pensato che questo Paolo Giordano fosse stra-ordinario per la completezza della sua testa: laureato in fisica teorica e allo stesso modo capace di mettere in parole situazioni, sentimenti e caratteri così profondi, poliedrici e difficili.


Ero reduce dalla lettura di La vita e il tempo di Michael K (poi per fortuna lo sfondo era la grecia, altrimenti c'era da spararsi) e mi sono ritrovata a riflettere sulla similitudine tra due personaggi, Alice e Michael, due irriducibili.


Gli irriducibili vivono la propria vita senza chiedere nulla gli altri. 


Una vita che prima o poi suscita in qualcuno la voglia irresistibile di cambiarla. Per redimersi.


Ossia, uno con lo spirito del missionario incontra prima o poi, per sua stessa elezione, un irriducibile e pensa che se lo riuscirà a salvare da se stesso, avrà assicurata la redenzione.
(Questo pensiero nel missionario è a livello di latenza, però).


Invece l'irriducibile non può cambiare. 


E il missionario si frustra in maniera irrimediabile.


L'irriducibile non vuole nulla.


Di sicuro non vuole cambiare. Non considera alcuna alternativa.


Non vuole nulla dagli altri, tanto meno affetto. 


Ne è disinteressato, semplicemente.


L'irriducibile vive ai margini, senza che gli altri neppure se ne accorgano.


Probabilmente suscita angoscia.


Ma questo è un problema solo per chi la prova. 

petu

5 commenti:

  1. La similitudine dei numeri uni.

    (Mai letto qualcosa di Faulkner?).

    Raffaele

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  2. Il complesso dei numeri dui.


    C'è sempre qualcuno prima di me.

    :-)

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  3. La solitudine dei numeri primi mi è piaciuto molto, più per quello che non dice piuttosto che per quello che dice...
    Massimo

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