'La mamma non sta bene, ci sono qui i Soccorritori, vieni, ma guarda che non so se ce la fa, guarda che non so se ce la fa!'.
La telefonata era stata segnata nel nostro destino da un giovane dottore dell'UVA (Unità Valutazione Alzheimer), che riconobbe, tra i sintomi di mia madre, alcuni che facevano parte di un'altra malattia neuro-degenerativa, che compromette, ahimè, alcune capacità fondamentali per la sopravvivenza di chi ne è affetto.
E' anche arrivata più tardi delle previsioni, questa telefonata. Ma è arrivata.
I Soccorritori. Mi è sembrato un termine antico.
Di chi custodisce con rispetto gli insegnamenti dell'arte medica, in primis quelli tramandati di padre in figlio.
E' esattamente così.
Prendo la macchina e passo tra i campi: orzo, mais, qualche pioppeto, un micro-agglomerato rurale con le persone fuori dalle case a prendere il fresco della sera.
La scena media la disperazione.
Ho pensato tante volte che forse sarebbe stato meglio così. Ma non è vero.
Poi qualche palazzo, la piscina comunale, giro a destra.
E' una sera appena iniziata, limpida.
I lampeggianti blu scintillano, li vedo in lontananza.
Posteggio.
Ed è tutto come 11 anni fa, l'ambulanza fuori da casa, la porta spalancata, la stessa stanza, tute arancioni che si affaccendano attorno a un corpo inerme.
'Me lo devi dire, continuo?'.
Sono colleghi, lui e mia sorella.
Lui è un anestesista, esce nei casi più gravi.
Lei ora è soltanto una figlia.
Il cuore riparte da solo.
Sotto il neon ballerino di un corridoio di ospedale in notturna, io e mia sorella non ci diciamo una parola.
Poi lei esce e va a fumare.
Io sono una comparsa.
'Torna a casa, ti faccio sapere, ti chiamo dopo'.
Passo dalla povera signora che si prendeva cura di mia mamma e che si dispera pure lei.
'Ti faccio sapere'.
In una misera scala gerarchica del sapere.
'Ti faccio sapere...'.
p.
(teso...)
Come ti senti adesso?
RispondiEliminafede ( un abbracio)
ciao fede. Aspetto e tengo duro.
RispondiEliminaTeso, a dopo.
io
Queste cose le ho vissute anch'io, ti sono vicino.
RispondiEliminae se fosse la cosa giusta , la liberazione di un stato di sofferenza che è insopportabile . una liberazione !
RispondiEliminami sono sempre chiesto in quella situazione cosa pensano loro ?
fede
grazie del pensiero, if.
RispondiEliminaFede, non lo so, hai ragione. Nel senso che l'ho pensato anche io.
Ma le modalità non vanno bene...
La parola "soccorritore" la porto attaccata col velcro sulla giacca di una divisa arancione.
RispondiEliminaNe sono orgoglioso, della divisa e della scritta.
Quando si interviene su qualcosa di brutto non è mai facile nemmeno per noi. Non parlo del durante. Parlo del dopo.
Un abbraccio
Massimo
Certo, me lo immagino, d'altra parte per fare quel lavoro ci vuole sicuramente uno spirito sensibile.
RispondiEliminaChe caso, trovare proprio te, con la scritta appiccicata col velcro...
petu
wow
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