Il mercoledì pomeriggio vado a fare la spesa per mia mamma.
Non è lei che compila la lista, non potrebbe, è la signora rumena che si occupa di lei.
Giorno e notte, sempre.
La malattia l'ha fatta regredire fisicamente agli 8 mesi dalla nascita.
Quegli 8 mesi che ti permettono di mangiare solo omogeneizzati, ti fanno fare i riposini di un'ora al mattino e un paio o anche tre al pomeriggio, che non ti permettono di camminare, nè tantomeno di parlare.
A volte tenta di dire qualcosa, ma la parola si strozza in gola, si ferma ad un movimento di labbra.
E poi non ci tenta più.
Le sue capacità logiche, invece, non arrivano agli otto mesi, si fermano prima.
Dalla morte di suo marito, nonchè mio padre, è stato un lento mollare gli ormeggi, andare alla deriva, sparire all'orizzonte, piano.
Ho vissuto momenti in cui mi sono anche arrabbiata.
'Ma non conto niente per te, non contano niente i tuoi figli, i nipoti che sono qui tutti intorno a te?!'.
Dov'era il confine tra lei e la malattia?
Forse l'aveva già presa.
O forse si era già arresa lei.
Forse era stanca.
Forse è solo questione di chimica.
Ma forse anche no.
Una volta, quando controllava ancora un po' di mimica facciale, ha anche tentato di farmi una delle sue solite espressioni di rimprovero.
C'ho messo un po' ad accettare tutto questo.
Per tanto tempo è stato un continuo inventare scuse per non andare da lei.
Era una bella signora, la malattia l'ha devastata anche nell'aspetto, anche nei capelli!
Non riuscivo neppure a guardarla.
Poi è andata meglio.
Oggi le sono andata vicino.
Ho imparato che se le do un bacio sulla fronte e poi mi avvicino alla sua bocca con la guancia, sento un rumorino che so essere un bacio, a sua volta.
Poi le ho dato una mano in modo che me la tenesse bene e me l'ha stretta.
'Ciao mamma, sono io. Tu sei la mia mamma, sarai sempre la mia mamma'.
Credo abbia pianto. E ho pianto anch'io.
Questa sera so cosa scrivere nel mio testamento biologico, che depositerò nell'ufficio del notaio che sai.
Avrai una copia anche tu, perchè va bene il marito, vanno bene i figli, ma i fratelli e le sorelle sono un'altra cosa.
petunia
Io tra poco vengo li' e ti abbraccio forte.
RispondiEliminaEmma
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RispondiEliminaPer te, una canzone bellissima Ausencia.
Tua F.
Grazie, come una vita fa emma, un abbraccio marron glacee.
RispondiEliminaE grazie F, ausencia è bellissima e ci voleva.
lo so che è meglio quando esco dall'slunga col casco da sci in testa, ma ieri sera il momento era topico...
Detesto l'espressione "Ti capisco" perchè in genere tutti si attribuiscono il diritto di affermarla con una superficialità terrificante (magari dettata anche da buoni propositi consolatori ma ... vabbé).
RispondiEliminaPerò ... tu sai che io la posso dire.
La rabbia che mi ha devastato dentro per anni ha modificato la mia mente per sempre: rabbia nei confronti di mia madre, come se fosse colpevole di questa stramaledetta malattia, rabbia violenta spesso, rivendicativa, come se fosse una volontà, una scelta, quella di svanire, di regredire, di non riuscire più ad essere una persona autonoma e la mia mamma!!
Non si possono spiegare certe cose. Non si può spiegare la non accettazione e la rabbia. Non si può spiegare quello che ti lasciano dentro poi, quando non hai più energie nemmeno per incazzarti col mondo, quando ti cala dentro la consapevolezza che mamma è una vittima, che non ha scelto e non avrebbe mai scelto QUELLA tra le tante malattie possibili. Io ho cercato di recuperare anche dentro di me.
Li sente i tuoi baci, e sente anche che sei sua figlia. La consapevolezza, anche se in modo assolutamente parziale, resta sempre. Gli attimi di lucidità, istanti di folgorazione, restano.
Ti abbraccio fortissimo
e lo so, lo so che lo sai, whatelse, tremenda condivisione..
RispondiEliminagrazie, un abbraccio forte anche a te..