mercoledì 29 giugno 2011

Com'è che le sensazioni nei sogni sono così reali?
Poi sfuggono, si dissolvono lentamente, nonostante la lotta per continuare a percepirle e renderle concrete.
Alla fine che importa?
Non resta che arrendersi all'evidenza.
Rimane la speranza che chiudendo gli occhi tornino.

Emma

martedì 28 giugno 2011


Nessuna grande novità.
Nessuna rivelazione fondamentale deducibile dalle circostanze terrene.
Magòno un po' ascoltando gli Audio 2, e tu potresti ben dire che sia a causa della sua voce nasale, invece no, è per il loro potere rievocativo, in queste sere così chiare e malinconiche, che mi fanno venir voglia di uscire e rimanere sdraiata tutta notte a pancia in su in un prato, a guardare le stelle. 
Rievocativo di anni belli e semplici, la cui presenza vera  non mi faceva elemosinare in giro parvenze di esperienza da cui farmi adottare, così com'è ora.
Preparo la cena per i piccoli e finisco il piatto con un rametto di rosmarino e lavanda o con ghirigori di glassa gastronomica. Loro si divertono e io spero che un giorno percepiscano la differenza nelle cose.
Mi faccio coraggio.
Oggi li vado a prendere a scuola e poi andiamo un po' al parco in bici.
Bello.
In questo vento caldo, che poi mi mancherà terribilmente, anche lui.
p.

giovedì 23 giugno 2011

Nascondigli…

 


Nell’eta’ piu’ malinconica trascorrevo infiniti momenti chiusa in macchina (chiusa nel garage), nel serraglio del mio cane (con il mio cane), nell’angolo dietro al divano.
 


Erano luoghi che mi rassicuravano, che mi concedevano pause in solitudine.
Mi mancano i miei nascondigli.
Oggi ci passerei la giornata.

Emma

lunedì 20 giugno 2011


'La mamma non sta bene, ci sono qui i Soccorritori, vieni, ma guarda che non so se ce la fa, guarda che non so se ce la fa!'.
 


La telefonata era stata segnata nel nostro destino da un giovane dottore dell'UVA (Unità Valutazione Alzheimer), che riconobbe, tra i sintomi di mia madre, alcuni che facevano parte di un'altra malattia neuro-degenerativa, che compromette, ahimè, alcune capacità fondamentali per la sopravvivenza di chi ne è affetto.


 


E' anche arrivata più tardi delle previsioni, questa telefonata. Ma è arrivata.


 


I Soccorritori. Mi è sembrato un termine antico. 


Di chi custodisce con rispetto gli insegnamenti dell'arte medica, in primis quelli tramandati di padre in figlio.


E' esattamente così.


 


Prendo la macchina e passo tra i campi: orzo, mais, qualche pioppeto, un micro-agglomerato rurale con le persone fuori dalle case a prendere il fresco della sera.


La scena media la disperazione.


Ho pensato tante volte che forse sarebbe stato meglio così. Ma non è vero. 


 


Poi qualche palazzo, la piscina comunale, giro a destra.


E' una sera appena iniziata, limpida. 


I lampeggianti blu scintillano, li vedo in lontananza.


 


Posteggio. 


Ed è tutto come 11 anni fa, l'ambulanza fuori da casa, la porta spalancata, la stessa stanza, tute arancioni  che si affaccendano attorno a un corpo inerme.


'Me lo devi dire, continuo?'. 


Sono colleghi, lui e mia sorella. 


Lui è un anestesista, esce nei casi più gravi. 


Lei ora è soltanto una figlia.


Il cuore riparte da solo. 


 


Sotto il neon ballerino di un corridoio di ospedale in notturna, io e mia sorella non ci diciamo una parola.


Poi lei esce e va a fumare.


Io sono una comparsa.


 


'Torna a casa, ti faccio sapere, ti chiamo dopo'.


 


Passo dalla povera signora che si prendeva cura di mia mamma e che si dispera pure lei.


'Ti faccio sapere'. 


In una misera scala gerarchica del sapere.
'Ti faccio sapere...'.
p.

(teso...)

mercoledì 15 giugno 2011

Models


Ginevra non ce l'ha fatta...
Alice vince, vince Perugia, che strano.
Se dimostri di avere carattere non puoi permetterti di cedere.
Vince la crescita costante.
Le aspettative alla fine demoliscono, come sempre...
Io, comunque, non avrei mai avuto il coraggio di partecipare..

Ciao Teso,

Emma Model Inside!

lunedì 13 giugno 2011

Abbinamenti errati.



Mi e' venuto in mente che una volta, tanto tempo fa, quando cosa indossare non era per niente prioritario, sono stata derisa dalle mie care amiche del liceo, per niente fashioniste, per un paio di calze azzardate che si intravedevano tra le scarpe e i jeans.
Ogni tanto questo pensiero torna a disturbarmi.
Capivo che ridevano di me e io facevo finta di niente.
Ma se, a distanza di anni, il ricordo e' ancora vivo, forse un po' mi ha ferita...
So per certo che quelle calze non le ho piu' indossate.
So per certo che non mi sono mai permessa di deridere nessuno.
So per certo che e' uno dei mille motivi nati in eta' adolescenziale che mi impediscono di fidarmi e di credere nell'amicizia.
So per certo che ora sono maniacale negli abbinamenti.
Per un paio di calze....
Che poi si puo' ridere insieme, senza ferire.
Ciao Petu, volevo rompere il silenzio.

Emma che si fida solo di te.

giovedì 9 giugno 2011


ffff...


l'avevo preparato scritto a penna sul mio quaderno mentre preparavo la cena da sola in cucina e le pentole sbuffavano...
ora volevo trascriverlo, ma mi sono attardata a leggere il post di una tizia famosa (?!).
E se mi ci metto non finisco in tempo per togliermi la crema colorante dai capelli, che se sforo mi ritrovo calva.
Già solo respirarne i miasmi mi provoca allucinazioni!
Va bè, ci riprovo domani, teso, eh? Che non è periodo.
Sto combinando certi casini, che solo a risolvere quelli sono impegnatissima!

petu underpression, but blond insideout

mercoledì 8 giugno 2011



Sono qui di fronte a questo spazio bianco.
Il colore dell'innocenza, della purezza.
Un vuoto positivo che riempio rovinandolo con pensieri assenti.
Parole insensate che scorrono veloci questa sera.
Un percorso povero di spazi bianchi.
Ricco di colori, di sfumature, di ombre, di giochi di luce, di buio totale.
Un percorso che si e' arenato.
Un attimo per riflettere.
Cosa sto facendo e perche'?


Emma

venerdì 3 giugno 2011


Ho delle risposte in sospeso, qui.
Non risposte forse, ma scambi interrotti.
Sono lontana.
Poi mi chiedo se serve giustificarmi come al solito.
E’ come se immaginassi qualcuno dall’altra parte del monitor che si dispera per la mia mancanza..
E’ pura presunzione. Presunzione paradossale, sentita da una che non crede di valere tanto.
Quindi e’ sempre tutto un gioco di contrasti e di contrari.
Sentimenti amorevoli rivolti al prossimo che rasentano la preoccupazione per la mia negligenza e assoluto sentimento di ridicolo verso la me stessa che crede di poter suscitare tanto.
Mah..ormai ci convivo.
Mi sentivo pero’ di spiegare la mia lacunosa presenza.

Emma