domenica 29 agosto 2010

università


Con indosso gli stivali delle sette leghe, guado l'abisso che a volte divide i sogni dalla loro realizzazione e lo faccio: torno all'università.


Incastrarla nella mia vita presuppone evocare doti di incastonatore provetto e far pratica di tutte le tecniche esistenti possibili (a griffes, all'inglese, su lastra a granetta, invisibile).


Probabilmente significa anche complicarmela, la vita. 


Contribuendo a peggiorare notevolmente la qualità del mio sonno, già piuttosto compromessa.


Ma magari no.


E comunque devo assecondare la spinta forte che sento, che mi trascina col sorriso in questa direzione; se stessi a guardare solo i se e i ma non farei più nulla, e certamente ignorerei, anzi peggio, tradirei la mia indole, che è di ben altra ispirazione.
Ho sete di conoscenza.


E ho anche la speranza di vivere, questa volta, l'università senza subirla, la speranza di poter dare un esame graziata da un accresciuto self control senza quel timore riverenziale, nei confronti del professore che mi offuscava la mente.


Altro che ansia da prestazione, obnubilamento del sensorio.


Con una centratura conquistata faticosamente e un'accresciuta consapevolezza, sfido l'accettazione didattica passiva, per una rinnovata dimensione critica.
Si apre una nuova era.


Emma, questa volta non vedo l'ora! 
petunì

venerdì 27 agosto 2010

arrivo


teso.
Mi spiace entrare a gamba tesa facendo slittare sotto il sondaggio, ma ho un po' di impressioni da dirti e non ci sto in un commento.
Soprattutto sono rimasta colpita dal numero indecifrabile di puntini di sospensione che hai messo nel post e che la dicono lunga.
Dunque, innanzitutto la retorica sulle amicizie virtuali è infinita e a volte sterile.
Ognuno ragiona un po' come gli pare e come lo hanno forgiato le esperienze.
Ma partiamo dall'inizio: abbiamo aperto questo blog per parlarci di più e veleggiare a vista, ci importava ben poco del resto, solo parole al vento, riflessioni e flussi di coscienza per auto-sollazzarci e consolidare, coltivandola come una pianta preziosa, la nostra amicizia in una situazione del tutto nuova.
Poi sono arrivate le persone, alcune interessanti, altre inutili (espulsi!), altre ancora indispensabili.
Come quando eravamo all'università, ti ricordi?
Certo, qui ci sono delle regole diverse, ma chi le stabilisce? Se apri un blog significa automaticamente che è vietato vedersi, sapere quanti anni hai, sapere se hai i capelli rasta o sei omosessuale, in nome di un anonimato salvifico?
Ma salvifico di cosa?
Non so, non sono qui per cercare qualcuno, le persone capitano, MI capitano (come capitano a te) e io, fin qui, le ringrazio tutte per le parole che mi regalano, per gli sguardi sul mondo nuovi, diversi, le ringrazio perchè aumentano in modo esponenziale il mio lato creativo.
E perfezionano la mia intima pratica di gestione dei sentimenti, che se devono prendere il volo, lo prendono senza tante storie. 
Quello che importa è come sto. Come mi sento. Mi sento bene? Mi sento in compagnia, mi sento rinascere, mi sento ispirata?
Va bene, va tutto bene.
Il 'come sto' è il termometro delle situazioni.
A proposito di regole, poi, da parte mia faccio una fatica a rispettarle! Quando mi imbatto (blogosfera) in una persona che mi piace, che mi incuriosisce, che ammiro per come o quello che scrive, che sia maschio, femmina, che abbia 17 anni o 82, vorrei sapere tutto di lei, vorrei conoscerla, vederla, vedere come muove le mani, conoscere la sua storia, entrare nella sua testa...lo so, lo so che non si può, o non sempre si può, ma sono fatta così.
Anche questo è il fuoco sacro (benedizione e maledizione) che mi (ti...ci) muove da quando ero piccola, che ho imparato ad amare e a gestire e che mi ha permesso di fare tutto quello che ho fatto.
E rimpiango ben poco.
E sono una persona felice e assetata.
Di vita.
E di emozioni.
Da vivere.
Qui e ora.

petun

Il vostro parere o la vostra esperienza...

Ho bisogno di un confronto.
Quasi, quasi vorrei fare un sondaggio…

A quanti di voi e’ successo di trovare in questo posto una persona speciale?
Una persona che ha contribuito a consolidare il vostro legame con il blog…
Quanto e’ giusto farsi coinvolgere? Quanto e’ sbagliato? Oppure, semplicemente, lasciamo che accada…
Naturalmente mi riferisco a chi non e' qui con lo scopo di cercare relazioni o avventure e che quindi e' colto alla sprovvista...
 
Se questi incontri cosi’ meravigliosamente appassionanti ci investono improvvisamente cosa si deve fare?
 
Petu….help!

Siate magnanimi....

giovedì 26 agosto 2010

Ieri...

Petu....ieri ci siamo viste, ti rendi conto?
Fard fantastico!!! Ottima scelta!!!
Oggi avrei gia' un sacco di cose nuove da confidarti.
Mi hai regalato questo spazio cosi' affascinante, questa realta' cosi' libera....grazie tesoro.
Emma

martedì 24 agosto 2010

Opposti inconciliabili..


Due facce, due anime, due personalita’… la gestione comincia a diventare difficoltosa. Creare un’unita’ armoniosa e serena e’ quello che vorrei, invece, e’ una lotta interna continua.
Cuore, mente, volonta’, paura, essere, voler essere, non essere… sentirsi quelli che non si e’. Che confusione.
Sara’ la transizione che mi portera’ ad un nuovo traguardo, ad una nuova maturita’, almeno spero.
E’ la mia ultima resistenza contro gli anni che passano.
Quello che mi sorprende e’ che mi sento piu’ adolescente che mai. Per fortuna la mia parte razionale mi permette di ricoprire responsabilmente il ruolo che mi spetta, ma tutto il resto di me stessa vola oltre.
Ti rendi conto che mi sono appassionata a Twilight…be’ ho letto solo il primo volume e non intendo vedere il film, che preferisco creare nella mia mente mentre leggo…ma io ho vissuto la storia con emozione, vampiri e licantropi a parte, e’ il romanticismo che mi ha presa, ma non sono romantica. Siamo sempre li’. A volte mi spiazzo da sola.
Lasciando perdere la multidimensionalita’ caratteriale, e’ la conseguenza all’attaccamento alla mia NON eta’ che mi fa stare in pensiero.
Mi faccio prendere dai venticinquenni, prendere nel senso che li ascolto (!), preferisco parlare con loro che con qualche sano adulto. In piu’ la mia infinita curiosita’ mi spara violentemente nel loro mondo.
Mi informo sui nuovi gruppi che vanno di moda, letture, modi di essere, di vestire. Per fortuna mi limito a curiosare piu’ che a imitare, altrimenti mi sarei gia’ rinchiusa spontaneamente da qualche parte.
In conclusione: tutto questo e’ un problema?
Io vedo te che cerchi l’adulto con cui ti puoi confrontare alla pari, che ti puo’ dar sostegno. Tu sei circondata e ti circondi d rocce, io cerco fragili germogli da coltivare.
E poi, io, che da sempre mi sento dire che metto soggezione, che sono forte e tutte ‘ste cazzate, sono qui che ho paura di accettare la sfida lavorativa, codardia allo stato puro, solo perche’ non sono nel mio ambiente, non mi sento sicura e la mia mania di riuscire ad ogni costo in ogni cosa, da stimolo si trasforma in freno. Sbatto contro me stessa. E’ una lotta contro lo specchio, quella che vedo sono io in parte…
Tesoro, sei tornata? A quando il pranzo? Vorrei essere una make-up artist…e’ chiedere tanto?? Tu mi capisci, solo tu.
Ciao sorella,
Emma

 

lunedì 23 agosto 2010

I'm back


Sono tornata…
Trenta giorni intensi ed impegnativi mi sono scivolati tra le dita e rieccomi nella stessa identica posizione di quando gioivo perche’ era l’ultimo giorno!!!

Non importa, ringrazio per queste belle vacanze, ringrazio perche’ e’ andato tutto bene.
 
Voglio dedicare poche e forse inutili parole (purtroppo) a chi e’ in missione per me, per voi, per tutti e che durante i momenti in cui io gioivo e mi godevo il sole, ha visto la tragedia davanti ai suoi occhi, ha perso degli amici, dei colleghi, degli eroi, grazie ai quali io posso gioire e godermi il sole.
E' uno di "noi", un blogger ed e' per questo che quello che e' successo l'ho vissuto con piu' intensita' e consapevolezza...non come una terribile notizia riportata dal TG....finalmente ho percepito la cruda realta', uno schiaffo che mi ha aperto gli occhi.
Posti lontani, battaglie combattute di cui conosciamo l’esistenza ma di cui non possiamo capirne a fondo la quotidianita'.
D., mi dispiace. Il confronto con il dolore e’ personale e intimo, ma mi sento di dirti che ti ho pensato molto e ti sono vicina.

Emma

 

venerdì 20 agosto 2010

grecia

anche il meltemi latita e io mi ammazzo di caldo e cicale.
Mi piace.
p

mercoledì 4 agosto 2010

metafore


In piedi di fronte al mare, braccia conserte, mi godo la mareggiata che mi investe.
E’ una giornata splendida nella sua tipicità ricorrente di burrasca di Libeccio.
Cielo turchese, orizzonte artefatto con lapis blu.
Penso a quante volte ho fatto il bagno con un mare come questo.
Molti anni fa spinta da delirio di onnipotenza. Alcuni anni fa con desiderio adrenalinico di divertimento puro.
Ora lo faccio per nostalgia.
E per non dimenticare.

Una mano sulla spalla. Marco mi sorride con aria interlocutoria.
Ricambio il sorriso. Ciao amico mio carissimo, quanti anni avremo avuto la prima volta qui sulla spiaggia, tre, quattro, uno?
O ancora prima? Eravamo già nelle intenzioni?
Ho ancora le fotografie di allora e di tutto il resto della vita. E spesso, molto più spesso di quanto tu creda, le guardo.
Nulla. Arrivo.

E’ il momento buono. Corriamo nella schiuma della risacca fino a quando ci arriva a metà coscia e ci tuffiamo di testa nello stesso momento.
E’ l’amicizia, unita alla consuetudine, che affina la capacità di muoverci all’unisono.
Riemergiamo.
Oggi la percezione del tutto è limpida e amplificata.
I colori sgargianti di questo borgo ligure, il rumore forte dell’onda che si abbatte e si ritira dalla riva sassosa.
Non perdo di vista l’orizzonte, le stiamo aspettando.
E in un attimo arrivano le onde.

Nuotiamo in fuori, verso di loro.
Mi batte il cuore.
La prima è una montagna, che si alza fino a diventare trasparente e sottile nella cresta.
Spingo forte con le gambe per arrivare in cima e ricadere dall’altra parte. Questa cosa mi diverte un sacco.
Uno sguardo a cosa mi aspetta dopo.
La seconda si è già rotta e avanza ripiegata su se stessa come una valanga di neve.
Due bracciate. Respiro. Sotto.
Cerco d’infilzarla stando orizzontale sott’acqua. La sento passare sopra di me.
Mi fa tremare.
Passa.

Riemergo con il timore di non avere il tempo per respirare e infilare la terza.
La pratica smentisce il dubbio, ma non lo estirpa mai del tutto.
Respiro e mi è addosso con una carica spaventosa.
Vado sotto più che posso, ma questa è terribile, mi fa girare sott’acqua in un terremoto muto.
Sento il cuore in gola per la fatica, l’eccitazione, la paura.
Sembra non passare mai.
Ma anche lei va.

Riaffioriamo in superficie, che è bianca, inclinata, rasata dalla potenza del mare che spazza via tutto.
Ci cerchiamo come segugi. Eccoci. Mi sorridi. Ti voglio bene. Anch’io.
Aspettiamo un altro momento buono e usciamo.
E ridiamo sdraiati in riva al mare a pancia in su come stelle marine spiaggiate, come bambini scampati al pericolo, che sanno di averla fatta grossa.

E penso, con ancora l’agitazione addosso, che ciò che ho appena vissuto sia esattamente la metafora della vita.
O, meglio, della morte.
Della malattia.
Che sono arrivate così. In un attimo le ho avute addosso e ho dovuto fare appello a tutte le forze e le risorse per trovare velocemente una strategia di resistenza.
Perché si deve racimolare coraggio quando si è sotto, al buio, nel silenzio urlante, strattonati, in un labirinto rovesciato, di paura fredda, senza un senso e senza memoria.

Bisogna saper aspettare.
Poi passa.
In ogni caso passa.
E ritornano i colori, i suoni, i contorni puliti.
A ridefinire il senso.

petun